Nel Mediterraneo l'accelerazione è stata drastica: dal 1980 al 2017 si sono aggiunti 6,4 giorni di caldo estremo ogni decennio
Le ondate di calore stanno divenendo sempre più estreme
(Rinnovabili.it) – In Italia, con l’inizio dell’estate, è stato avviato il sistema di previsione delle ondate di calore a cura del ministero della Salute, strumento fondamentale per la pianificazione delle attività di prevenzione. Pianificazione che quest’anno dovrà tener conto non solo della fetta di popolazione più vulnerabile al caldo, ma anche quella più a rischio per l’infezione virale. A preoccuparsi di questi fenomeni climatici estremi non è però solo il nostro paese. Secondo i modelli previsionali a medio-lungo termine, infatti, l’estate 2020 potrebbe essere particolarmente calda e secca e tutti i servizi sanitari dovrebbero essere preparati ad affrontare possibili emergenze associate ai picchi nella colonnina di mercurio.
A sottolineare come il quadro complessivo sia molto grave e riguardi quasi tutto il pianeta è oggi la prima valutazione globale delle ondate di calore. Lo studio rivela come in quasi ogni parte del mondo questi fenomeni climatici siano aumentati sia in frequenza che in durata dal 1950 al 2017. Nel Mediterraneo, in particolare, la loro accelerazione è stata drastica: basti pensare che, per ogni decennio dal 1950 al 1980, si sono aggiunti due giorni di caldo estremo; dal 1980 al 2017 i giorni in più sono stati 6,4.
La ricerca, pubblicata su Nature Communications, ha creato per l’occasione una nuova metrica: il calore cumulativo. Si tratta della somma delle anomalie di temperatura rispetto una determinata soglia, durante tutti i giorni di ondata di calore all’interno della stagione.
E come spiega Sarah Perkins Kirkpatrick dell’ARC Center of Excellence for Climate Extremes (CLEx), anche questo nuovo parametro è in crescita. Nel dettaglio sta “aumentando in media a livello globale di 1°C / 4,5°C ogni decennio. In alcuni luoghi però, come il Medio Oriente e certe zone dell’Africa e del Sud America, la tendenza raggiunge i 10°C ogni dieci anni”. In Australia, nella peggiore stagione delle ondate di calore, si sono verificati 80°C in più di calore cumulativo, mentre nel Mediterraneo la situazione si è rivelata ancora più seria, con una temperatura cumulativa che supera i +200°C.
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L’unica metrica che non è aumentata è l’intensità, che misura la temperatura media delle ondate. A causa dell’aumento nella durata di questi fenomeni a livello globale, i cambiamenti nell’intensità risultano, infatti, quasi impercettibili e dunque non misurabili. Sono ancora piccole aree dell’Africa e del Sud America, oltre all’Australia intera ad aver permesso la rilevazione di una crescita anche in questo parametro.
Perkins Kirkpatrick sottolinea come “gli scienziati del clima abbiano previsto da tempo che un chiaro segnale di riscaldamento globale sarebbe stato visibile a causa di un cambiamento nelle ondate di calore […]. Il drammatico cambiamento a cui abbiamo assistito regione per regione negli ultimi 70 anni e il rapido aumento del numero di questi eventi, sono indicatori inequivocabili che il riscaldamento globale è ora e sta accelerando”. Ancora una volta gli scienziati chiedono ai decisori politici di agire con urgenza “se vogliamo prevenire i peggiori impatti del riscaldamento globale. Il tempo per l’inazione è finito”.
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