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Stiamo perdendo il nostro spazio vitale: il nuovo rapporto IPCC

Inizia oggi la discussione finale tra Stati e comunità scientifica per validare il report del Working Group II dell’IPCC. Dettaglierà regione per regione l’impatto attuale del climate change su persone, animali ed ecosistemi e suggerirà delle linee guida per l’adattamento

Nuovo rapporto IPCC: parte della Terra diventerà inabitabile
Foto di Philippsaal da Pixabay

Il nuovo rapporto IPCC è atteso il 28 febbraio

(Rinnovabili.it) – A causa del cambiamento climatico, “alcune zone del pianeta diventeranno inabitabili”. La corsa del riscaldamento globale “restringe” il pianeta aggiungendo pressione agli ecosistemi, distruggendo gli habitat, riducendo la biodiversità. “Stiamo perdendo spazi vitali per le specie e anche per noi stessi”. Adattarsi, quindi, non è la panacea: mitiga il rischio climatico, ma ci sono dei mutamenti ormai inevitabili. E l’umanità nei prossimi decenni dovrà adeguarsi a un pianeta diverso. Sono le anticipazioni del nuovo rapporto IPCC sul cambiamento climatico rilasciate dal co-presidente del Panel intergovernativo sul climate change Hans-Otto Poertner.

Cosa dice il nuovo rapporto IPCC

Inizia oggi la discussione finale del nuovo rapporto IPCC prodotto dal Working Group II. Il dossier esplora i cambiamenti climatici che sono già in atto nel mondo e fornisce alcune linee guida su cui calibrare le misure di adattamento. Il testo fa parte del Sixth Assessment Report (AR6), la cui pubblicazione è iniziata il 9 agosto scorso con l’uscita della prima parte e ha decretato il “codice rosso per l’umanità”, come ha sintetizzato il segretario generale dell’Onu.

Da oggi fino al 25 febbraio, come di consueto, il nuovo rapporto IPCC verrà discusso dalla comunità scientifica con i rappresentati politici dei paesi che fanno parte del Panel. Modifiche – anche rilevanti – sono ancora possibili, anzi molto probabili. Di norma, gli Stati limano il testo delle raccomandazioni e del sommario dei report IPCC cercando di evitare un linguaggio troppo “ruvido”, che indichi percorsi vincolanti o quasi obbligati per contrastare il cambiamento climatico. Un tiro alla fune in cui, all’altra estremità, la comunità scientifica – del Working Group II fanno parte 270 scienziati da 67 paesi – ribadisce l’urgenza che traspare dagli studi alla base del dossier. Il nuovo rapporto IPCC sarà presentato ufficialmente il 28 febbraio.

Sul contenuto sono trapelate poche anticipazioni. Ci saranno indicazioni dettagliate su come il cambiamento climatico colpisce già oggi gli esseri umani e il pianeta, su cosa aspettarsi in futuro e sui rischi e i benefici dell’adattamento a un mondo più caldo. Il nuovo rapporto IPCC conterrà 7 capitoli di approfondimento per regioni specifiche del pianeta. In particolare, questi capitoli si concentreranno sull’impatto del climate change nei centri urbani.

I capitoli conterranno anche indicazioni sui limiti, inclusi quelli relativi alla temperatura, che i vari ecosistemi possono sopportare. Le stesse indicazioni saranno fornite per le diverse specie animali e anche per l’uomo. Secondo quanto anticipato dal co-presidente dell’IPCC, il nuovo rapporto determina per quali settori ed ecosistemi i parametri attuali sono già pericolosamente vicini ai limiti. In alcuni casi, invece, queste soglie sono già state superate, come per le barriere coralline.

Le reazioni degli ambientalisti

“Il prossimo rapporto dell’IPCC dovrebbe mettere a nudo gli impatti devastanti che l’azione ritardata e la debole attuazione delle promesse climatiche dei paesi stanno avendo su persone e natura”, commenta il WWF per voce di Stephen Cornelius. Gli Stati che iniziano oggi a discuterlo hanno una “immensa responsabilità e dovere di accettare la scienza e adottare misure urgenti per prevenire più sofferenza umana e devastazione ecologica dal cambiamento climatico”, dice Climate Action Network.

Comparare i capitoli regionali sarà importante perché darà una base scientifica solida alle disparità tra nord e sud globali. “Ovunque gli impatti climatici stanno colpendo più duramente le persone vulnerabili, in particolare nel Sud del mondo. Il rapporto dell’IPCC lo dimostrerà con l’ultima scienza disponibile e sì, tutti dobbiamo adattarci a questa nuova realtà, ma i paesi ricchi devono sostenere quelli più poveri, che hanno contribuito meno a causare questa emergenza in cui ci troviamo”, commenta Taylor Dimsdale di E3G.