Oltre 12mila i decessi causati nel 2023 da eventi come inondazioni, tempeste, incendi. Che sono aggravati e resi più frequenti dal riscaldamento globale. Metà delle morti avviene nei paesi a basso reddito, responsabili di meno dello 0,1% delle emissioni di gas serra mondiali
L’analisi di Save the Children sui dati EM-DAT
(Rinnovabili.it) – Nel 2023 sono stati almeno 12.000 i morti per eventi estremi in tutto il mondo. Il 30% in più dell’anno precedente. Inondazioni e incendi, cicloni, tempeste e frane stanno diventando più letali perché più frequenti e intensi, soprattutto “a causa della crisi climatica”. Il calcolo lo ha fatto Save the Children basandosi sui dati dell’EM-DAT, il database internazionale dei disastri. Dal conto sono esclusi altri eventi estremi – ben più letali – come le ondate di calore, per le quali è complesso attribuire in modo chiaro la responsabilità al riscaldamento globale.
I dati sulle morti per eventi estremi
I 240 eventi registrati nel 2023 dall’EM-DAT segnano un incremento sostanziale rispetto al 2022 per mortalità. I morti per eventi estremi sono cresciuti del 60% per le frane – che sono attivate dal dissesto idrogeologico, su cui influisce in parte la crisi climatica – e del 278% per gli incendi. L’incremento maggiore è quello dei decessi per le tempeste, cresciuto del 340% tra 2022 e 2023. Un dato, questo, che risente del passaggio della tempesta Daniel nel Mediterraneo lo scorso settembre, che ha devastato la città di Derna, in Libia.
A subire il maggior numero di vittime sono proprio i paesi a basso o medio-basso reddito. È in questi stati che si è concentrata metà della mortalità legata agli eventi estremi nel 2023. Mentre il 45% delle vittime proviene da paesi che sono responsabili per meno dello 0,1% delle emissioni mondiali di gas serra.
Finanziare la lotta contro gli eventi estremi
“L’analisi mostra chiaramente come la crisi climatica colpisca in modo sproporzionato coloro che hanno fatto meno per provocarla e sono meno in grado di resistere ai suoi effetti più dannosi, rafforzando ulteriormente la disuguaglianza, la povertà e lo sfollamento”, dichiara Kelley Toole di Save the Children. “Dobbiamo aumentare in modo significativo i finanziamenti per il clima e renderli più rispondenti ai bisogni dei bambini, anche in termini di perdite e danni. Un accordo sulla “transizione” dai combustibili fossili alla COP28 è un passo nella giusta direzione, ma non è all’altezza della rapida eliminazione graduale dei combustibili fossili disperatamente necessaria”.
La COP28 di Dubai ha reso operativo il Meccanismo Perdite e Danni, anche se in via solo provvisoria fino al 2026, ma non ha fatto passi avanti sugli altri dossier di finanza per il clima (come l’obiettivo per il post 2025) e sul fronte delle misure per adattamento (il Global Goal on Adaptation).