Rinnovabili • Metano in atmosfera: l’IPCC è stato troppo ottimista Rinnovabili • Metano in atmosfera: l’IPCC è stato troppo ottimista

Cosa spiega il rapido aumento della concentrazione di metano in atmosfera?

Uno studio apparso su Nature Communications corregge l’ultimo rapporto IPCC. Una reazione chimica fondamentale per “smontare” il CH4 disperso in aria funziona a ritmi ridotti a causa del climate change. Così le concentrazioni di metano aumentano sempre più velocemente

Metano in atmosfera: l’IPCC è stato troppo ottimista
Foto di PublicDomainPictures da Pixabay

Il metano in atmosfera è 4 volte più “sensibile” al riscaldamento globale di quanto si pensava

(Rinnovabili.it) – Dopo un plateau di circa un lustro, dal 2007 la concentrazione di metano in atmosfera è tornata a salire. Molto rapidamente. E ha continuato a crescere anche nel 2020-2021, quando tutti si aspettavano una flessione a causa della pandemia e dei blocchi produttivi, esattamente come è capitato alla CO2. Nel 2021 la concentrazione di metano in atmosfera è aumentata di 17 ppb (parti per miliardo), un nuovo record assoluto, il maggior incremento da quando sono iniziate le rilevazioni nel 1983. E anche un grande salto rispetto all’anno precedente: nel 2020 il delta era stato di 15,3 ppb.

Come si spiega? L’accelerazione del metano in atmosfera potrebbe dipendere da un “effetto collaterale” del climate change, il rallentamento di una reazione chimica che si verifica normalmente in aria e aiuta a ridurre la concentrazione di metano. Risultato? Il CH4 oggi sarebbe anche 4 volte più “sensibile” al riscaldamento globale di quanto stimato finora, incluso dall’ultimo aggiornamento del rapporto IPCC sul clima. Lo sostiene uno studio della Nanyang Technological University di Singapore apparso sulla rivista Nature Communications.

Perché il metano in atmosfera aumenta così rapidamente?

Oggi le emissioni di metano derivano all’incirca per il 41% da ecosistemi naturali, come le torbiere, i fondali marini, o ambienti in progressivo stato di degrado come la tundra artica alle prese con lo scioglimento del permafrost. Per il restante 59% il metano è di origine antropica, con la fetta principale (40-53%) ascrivibile ad allevamento e agricoltura, poi alla produzione di combustibili fossili (19-30%) e alla gestione dei rifiuti (20-26%).

Secondo lo studio dell’università di Singapore, oltre all’impatto diretto dell’aumento delle temperature globali, dietro alla concentrazione di metano in atmosfera in forte crescita ci sarebbe anche un’altra spiegazione. Il problema non è solo nell’aumento delle emissioni, argomentano gli scienziati, ma anche nel meccanismo che le rimuove naturalmente dall’atmosfera. Normalmente, il CH4 interagisce in una reazione chimica con i radicali ossidrili, radicali ossidanti (·OH) che si formano a causa della fotolisi dell’acqua per irradiazione solare. La reazione dissolve il metano. Ma i radicali ossidrili interagiscono anche con il monossido di carbonio, il cui aumento in atmosfera può spiegare perché meno CH4 viene “smontato”.

“Esaminando dati relativi a quattro decenni, abbiamo scoperto che la natura potrebbe produrre più metano e consumarne meno di quanto si pensasse in precedenza. Questo è dovuto agli effetti ritardati delle interazioni della natura con le emissioni di metano”, spiega Cheng Chin-Hsien, primo autore dello studio. “Ciò significa che la recente e improvvisa impennata delle emissioni di metano e l’aumento del riscaldamento potrebbero essere il risultato di un cambiamento climatico avvenuto anni o addirittura decenni fa. Allo stesso modo, il pieno effetto dell’attuale aumento delle temperature sulla concentrazione atmosferica di metano potrebbe diventare più evidente solo nei decenni a venire”.