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Metano dal permafrost, il disgelo del “gigante addormentato” dell’Artico

Ormai si è attivato un nuovo ciclo di feedback climatico. Che può accelerare il riscaldamento globale. E’ uno dei peggiori scenari da incubo per lo US Geological Survey

Metano dal permafrost
Credits: rihaij da Pixabay

Il metano dal permafrost nel mare di Laptev è 400 volte più alto del normale

(Rinnovabili.it) – Abbiamo superato un altro dei 9 punti di non ritorno del riscaldamento globale. Arriva dalla Siberia orientale la conferma che è iniziato su larga scala il processo di rilascio del metano dal permafrost. Esiste un vasto consenso scientifico circa il ruolo decisivo che questi immani depositi possono giocare nell’accelerare i cambiamenti climatici su scala globale. Tanto da essere comunemente definiti come un vero e proprio “gigante addormentato”.

Alti livelli di metano sono stati rilevati fino a una profondità di 350 metri nel mare di Laptev, nell’artico russo. I ricercatori che hanno condotto le rilevazioni a bordo della R/V Akademik Keldysh sono convinti che potrebbe essere stato attivato un nuovo ciclo di feedback climatico. Un meccanismo che può accelerare il ritmo del riscaldamento globale.

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Anche se nelle sue fasi iniziali – quelle che stiamo vivendo – l’impatto effettivo sembra limitato. Il metano, un gas serra con potere climalterante 80 volte superiore a quello della CO2, fuoriesce dalla crosta continentale sotto il mare di Laptev, i cui sedimenti sono ricchi di metano congelato. Ma per ora le bolle di gas si fermano in acqua e non riescono a raggiungere l’atmosfera. Con l’incremento del processo di disgelo, però, le cose sono destinate a cambiare.

I dati sono preliminari e devono ancora essere validati. Ma il team internazionale che ha monitorato il mare di Laptev è certo che la scala del fenomeno che ha osservato è tale da lasciare pochi dubbi. In una posizione di rilevazione, a circa 300 metri di profondità, le concentrazioni di metano erano fino a 1.600 nanomoli per litro. Cioè un valore 400 volte più alto di quanto ci si aspetterebbe se il mare e l’atmosfera fossero in equilibrio.

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Lo US Geological Survey indica la destabilizzazione degli idrati artici (i gas congelati nel permafrost, incluso il metano) come uno dei quattro scenari più gravi che può innescare un cambiamento climatico improvviso. Uno studio recente dell’università di Boulder accendeva i riflettori proprio sui tempi di questo disgelo e del rilascio di metano dal permafrost. Gli autori sostenevano che i modelli comunemente accettati per le previsioni sull’impatto del riscaldamento globale si basano su un disgelo graduale. Mentre una porzione non tralasciabile dell’Artico, circa 1/5 del totale, è a rischio disgelo immediato.