Attraverso un semplice esperimento, dei ricercatori inglesi hanno studiato l'influenza del vento sul comportamento delle api, scoprendo che l'aumento della velocità delle folate interferisce con la loro capacità di volare e, quindi, di impollinare.
Secondo l’Università del Sussex, le alte velocità dei venti dovute al clima che cambia interferiscono con l’attività degli insetti impollinatori.
(Rinnovabili.it) – Le alte velocità dei venti, rese più frequenti dal riscaldamento globale, stanno riducendo significativamente l’efficienza di foraggiamento delle api e altri insetti impollinatori. A rivelarlo è uno studio condotto dai ricercatori dell’Università del Sussex, che suscita nuovi timori sulla sorte di questi insetti fondamentali per la conservazione degli ecosistemi.
La ricerca è stata condotta tramite un semplice esperimento. Le api, che di solito si nutrono di fiori selvatici dopo aver lasciato i loro alveari, sono state attirate in un capanno in cui erano presenti dei contenitori con acqua e zucchero e delle ventole, in grado di riprodurre le condizioni di giornate senza vento e di giornate particolarmente ventose. Facendo in modo che entrasse solo un insetto impollinatore alla volta, il comportamento e la reazione di ciascuno di esso alle diverse velocità della ventola è stato filmato e studiato.
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Senza vento, le api hanno preso in media il nettare da 5,45 fiori in 90 secondi. Quando la velocità del vento è stata aumentata, la media dei fiori è scesa a 3,73 fiori durante lo stesso arco di tempo. Nel corso di una giornata di vento, dunque, la capacità di un’ape di fornire cibo alla sua colonia si è notevolmente ridotta. Inoltre, i ricercatori hanno anche esaminato l’impatto indiretto dei venti più forti sullo spostamento dei fiori. In questo caso, i risultati hanno mostrato che, mentre il movimento dei fiori non sembra avere un effetto sugli insetti impollinatori, il movimento dell’aria li ha resi molto più titubanti nel decollare, impiegando dai 0,05 ai 54 secondi prima di volare via.
Georgia Hennessy, autore principale della ricerca pubblicata su Animal Behaviour, ha affermato che una possibile ragione di questa esitazione può essere ricondotta all’azione della velocità del vento sulla temperatura corporea delle api, che subisce una riduzione, richiedendo più tempo affinché gli insetti possano riscaldare i muscoli di volo necessari a decollare. Un’altra ragione potrebbe essere che le api stessero semplicemente aspettando che il vento diminuisse, in attesa di una folata di minore intensità rispetto alle altre, come d’altronde accade spesso in natura.
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“Con la velocità del vento che dovrebbe aumentare negli anni a venire”, ha dichiarato Hennessy al Guardian, “capire come possiamo aiutare gli insetti impollinatori in un clima che cambia sta diventando sempre più importante. Sebbene non possiamo fare molto per controllare o fermare il vento, possiamo prendere provvedimenti per minimizzare il suo impatto sugli impollinatori, come ad esempio posizionare gli alveari in luoghi riparati”.
La FAO ha avvertito l’anno scorso che il declino della popolazione globale di api e di insetti impollinatori rappresenta una “grave minaccia alla sicurezza alimentare”. Oltre alla perdita degli habitat naturali e all’esposizione ai pesticidi, le condizioni meteorologiche dovute ai cambiamenti climatici potrebbero essere l’ultima goccia che fa traboccare il vaso per questi essenziali guardiani della biodiversità.