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Incontri ONU: tutto rimandato per gli effetti del coronavirus

La pandemia rallenta i tavoli negoziali delle Nazioni Unite ma, secondo alcuni, questo potrebbe essere un interessante test per stabilire se la trasparenza e la partecipazione remota possono funzionare su larga scala.

Uno dopo l’altro, gli incontri ONU vengono posticipati, creando preoccupazioni per la COP26.

(Rinnovabili.it) – La pandemia di coronavirus rallenta gli incontri ONU. Le misure per contenere la diffusione del virus, infatti, stanno aumentando a livello globale, con restrizioni di viaggio più severe che costringono le riunioni delle Nazioni Unite a essere rinviate, limitando però i tempi per i tavoli negoziali. La conferenza intergovernativa volta a stabilire il trattato globale sugli oceani per proteggere la biodiversità marina al di là delle aree di giurisdizione nazionale è l’ultima di una serie di meeting slittati a data da destinarsi. L’incontro, che avrebbe dovuto essere l’ultimo dei negoziati governativi, doveva svolgersi presso la sede delle Nazioni Unite a New York dal 23 marzo al 3 aprile.

Calendario delle Nazioni Unite alla mano, 12 riunioni previste da metà marzo fino al termine di aprile potrebbero subire con buona probabilità la stessa decisione. La segreteria dell’Agenzia per i Cambiamenti Climatici ha affermato che, nei prossimi mesi, lavorerà per trovare soluzioni alternative, compresi incontri virtuali. In una dichiarazione, il segretario esecutivo sul climate change, Patricia Espinosa, ha affermato che la decisione di sospendere gli incontri ONU fino alla fine di aprile è stata dettata dalle “crescenti sfide poste dalle restrizioni ai viaggi e dalle misure di quarantena che alcuni paesi hanno imposto ai viaggiatori”.

Negli ultimi giorni, infatti, alcuni tavoli negoziali sono rimasti in sospeso a causa dell’assenza dei delegati, ha aggiunto Espinosa. “Alcune riunioni imminenti richiedono un quorum che può essere influenzato dalle cancellazioni dell’ultimo minuto o dalla mancata partecipazione da parte di membri o supplenti”, ha sottolineato. I ritardi, però, stanno facendo aumentare la pressione su un calendario già colmo in vista dell’importante vertice sulla biodiversità a Kunming (Cina) ad ottobre e della COP26 a Glasgow (Regno Unito) a novembre. A Kunming, i governi ONU dovrebbero concordare un nuovo quadro globale per proteggere la biodiversità nel prossimo decennio. A Glasgow, i paesi dovranno concordare un decisivo passo avanti nei loro piani climatici per i prossimi 10 anni, finalizzando le norme per un mercato globale del carbonio.

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In tutto questo, l’Organizzazione marittima internazionale (IMO) ha già posticipato due incontri ONU che si dovevano tenere questo mese. Anche una riunione prevista a Londra dal 30 marzo al 3 aprile per rivedere le proposte per migliorare l’efficienza energetica delle navi potrebbe essere rinviata. Inoltre, anche la Settimana climatica africana, che avrebbe dovuto svolgersi a Kampala il 20-24 aprile, è stata posticipata. L’Uganda sarà ancora il paese ospite, ma in data ancora non confermata.

La riunione del consiglio di amministrazione del Green Climate Fund si svolgerà a Ginevra, in Svizzera, anziché presso la sede centrale a Songdo, in Corea del Sud. La partecipazione alla riunione, in cui i membri del consiglio di amministrazione dovrebbero approvare un nuovo piano strategico per i prossimi quattro anni, è stata però limitata. Liane Schalatek, osservatrice dell’incontro GCF ed esponente del think tank ambientale Heinrich Böll Foundation, ha dichiarato che questo sarà “un interessante test case” per stabilire se la trasparenza e la partecipazione remota possono funzionare su larga scala tramite webcasting.

In tutto questo, i diplomatici ONU avrebbero dichiarato in modo informale che l’impatto della pandemia potrebbe essere molto maggiore se il virus dovesse avere conseguenze sui colloqui sul clima a Bonn, a giugno, vale a dire nel momento in cui i paesi dovrebbero gettare le basi per la COP26. “I nostri funzionari partecipano agli impegni previsti ma siamo consapevoli che si tratta di un problema che può influire su alcuni viaggi internazionali. Adatteremo i nostri piani di conseguenza, per garantire che le discussioni necessarie e la diplomazia con i partner internazionali possano continuare”, ha dichiarato Espinosa.

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Nel frattempo, non è ancora chiaro se l’incontro chiave UE-Cina alla fine del mese a Shanghai possa procedere come previsto. Il presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, e il presidente del Consiglio dell’UE, Charles Michel, dovrebbero recarsi a Pechino per preparare un secondo vertice UE-Cina in Germania a settembre. In questa occasione, l’UE spera di convincere la Cina a migliorare le proprie ambizioni climatiche prima della COP26, anche senza gli Stati Uniti a bordo. Tuttavia, il mese scorso, il viaggio programmato a Pechino di Frans Timmermans è stato annullato.