Nel rapporto “Spegnere oggi gli incendi di domani. Dalla gestione dell’emergenza a gestione e prevenzione del rischio” appena pubblicato, il Wwf fa il punto su come adattare le strategie di prevenzione dei roghi alla realtà della crisi climatica
In Italia gli incendi nel 2022 segnano già +60% sulla media 1980-2018
(Rinnovabili.it) – In Europa, nel 2022, gli incendi sono già 3 volte sopra la media degli ultimi 15 anni. È un’annata eccezionale? Senza dubbio. Ma per decidere di quanto sia eccezionale, dipende da che lato la si guarda. Con lo sguardo all’indietro, molto. I roghi nei primi 200 giorni dell’anno hanno divorato 346mila ettari, contro i 110mila in media del periodo 2006-2021. Con lo sguardo in avanti, invece, sarà sempre meno eccezionale.
Nei paesi dell’Europa mediterranea, infatti, gli incendi aumentano a un ritmo del 20-30% per decennio, riporta il dossier del Wwf “Spegnere oggi gli incendi di domani. Dalla gestione dell’emergenza a gestione e prevenzione del rischio”.
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Se questa è la tendenza, diventa sempre più essenziale lavorare sulla prevenzione. Incorporando nelle nuove strategie l’impatto della crisi climatica. “Se gli incendi stanno cambiando, le strategie devono adattarsi per governarli. Bisogna investire e potenziare tutte la azioni in grado di assicurare la prevenzione del rischio, rendendo il territorio meno infiammabile per limitare di conseguenza l’estensione dell’incendio e rendere così possibile l’eventuale lotta con i mezzi antincendio”, spiega Isabella Pratesi del Wwf.
La stagione degli incendi 2022 è un buon esempio per capire a cosa andiamo incontro. “La differenza con le passate annualità è che nel 2022 la stagione degli incendi è cominciata prima: ondate di calore anticipate (in alcuni Paesi sono stati superati i 40°C già a giugno) e una straordinaria siccità invernale hanno reso la vegetazione più secca e quindi maggiormente infiammabile, creando una condizione perfetta per la combustione”, si legge nel rapporto.
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Fattori climatici come l’aumento delle temperature medie, l’aumento di frequenza e intensità delle ondate di calore, e anomalie pluviometriche più pronunciate e frequenti sono sicuramente rilevanti. Ma non bisogna trascurare altri fattori socio-economici come “l’espansione delle superfici incolte e di quelle edificate con conseguente aumento dell’interfaccia urbano-foresta, dove l’interconnessione tra aree urbane e natura è molto stretta e di conseguenza la probabilità di innesco di incendio è maggiore”, sottolinea il Wwf.