I roghi hanno divorato oltre 68mila ettari di terreno contro i 150-160mila del 2021. La Sicilia resta la regione più martoriata
I dati ISPRA sugli incendi in Italia l’anno scorso
(Rinnovabili.it) – L’annus horribilis per gli incendi in Italia ormai è un ricordo lontano. Rispetto al 2021, l’anno scorso è bruciato il 40% di boschi in meno in tutta la penisola. Ma il dato non è realmente positivo: resta ancora sopra la media degli ultimi 10 anni. Lo ha calcolato l’ISPRA sulle rilevazioni del sistema European Forest Fires Information System del programma europeo Copernicus Emergency.
I numeri degli incendi in Italia nel 2022
Due anni fa era finita in cenere lo 0,5% della superficie dello Stivale, circa 150mila ettari. Nel 2021 le fiamme si sono fermate a 68.500 ettari contando tutti gli incendi di medie e grandi dimensioni cioè superiori all’ettaro. In pratica, è come se in 12 mesi i roghi avessero divorato l’interno parco nazionale del Gran Paradiso o metà dell’estensione del comune di Roma, il più grande d’Italia. Si tratta, però, di un valore ancora ben sopra la media (+20% circa). Tra 2012 e 2021, infatti, gli incendi hanno divorato ogni anno in media 55mila ettari.
La Sicilia si conferma maglia nera. A livello regionale, è l’isola maggiore ad aver totalizzato oltre il 50% del totale nazionale di territorio incendiato (più di 35.000 ettari). Ed è anche la regione che ha subito più danni in termini di superficie bruciata forestale (4.437 ettari). Seguono nella classifica delle regioni più colpite Calabria (più di 1800 ettari), Lazio (più di 1300 ettari), Campania e Toscana (quasi 1100 ettari), quindi Piemonte e Friuli-Venezia Giulia (circa 1000 ettari).
Un’altra dinamica di rilievo riguarda le tendenze di livello macro-regionale. Rispetto al 2021, la superficie interessata da incendi è complessivamente diminuita nelle regioni del Centro-Sud, Sud e nelle isole maggiori, mentre è aumentata nelle regioni del Centro-Nord e Nord.
Quest’anno il livello di rischio è generalmente basso in tutta la penisola grazie alle precipitazioni abbondanti di maggio e giugno, che hanno mantenuto elevati i valori di umidità superficiale nel suolo. Ma la prevenzione stenta a ingranare come dovrebbe. Non è solo una questione di risorse – aspetto comunque centrale – ma anche di pianificazione integrata. L’anno scorso è stata approvata la nuova Strategia forestale nazionale che richiede di lavorare in modo trasversale. Ma mancano ancora altri tasselli del puzzle, a partire dal Piano di adattamento al cambiamento climatico, in attesa di approvazione definitiva.