La fase calda del fenomeno di teleconnessione atmosferica che si sviluppa nel Pacifico ha conseguenze globali sia sulle temperature che sul regime delle precipitazioni. Può causare carestie, epidemie e portare a estremi di temperatura. Ecco le principali conseguenze nel mondo
L’impatto di El Niño varia molto da regione a regione
(Rinnovabili.it) – Negli ultimi 5 anni abbiamo registrato il secondo anno più caldo di sempre a livello globale, nel 2020, e due delle estati più calde mai viste in Europa (2021 e 2022). Tutto questo è avvenuto durante una fase caratterizzata da La Niña, il corrispettivo “freddo” di El Niño. Le temperature globali non sono gli unici elementi del sistema climatico terrestre che vengono influenzati dalle due fasi, fredda e calda, del fenomeno atmosferico noto come El Niño – Oscillazione Meridionale (El Niño – Southern Oscillation). Qual è esattamente l’impatto di El Niño?
Ritorno di El Niño nel 2023
A partire da aprile-maggio, le acque del Pacifico orientale all’altezza dell’equatore hanno iniziato ad avere un’anomalia termica sempre più marcata. È il segnale associato allo sviluppo di El Niño. A metà luglio la NOAA, la National Ocean and Atmospheric Administration degli Stati Uniti, prevedeva che il Bambino avrebbe raggiunto il picco durante l’inverno, quindi a cavallo tra 2023 e 2024, che lo scenario più probabile è che abbia un’intensità da moderata a forte (81%) ma che resti una possibilità su cinque (20%) che sia invece di proporzioni “storiche”. In teoria, quindi, l’impatto di El Niño potrebbe essere analogo o addirittura superiore a quello degli eventi più intensi verificatisi negli ultimi decenni, nel 1997 e nel 2015-16.
Cos’è El Niño?
El Niño e La Niña sono pattern climatici che avvengono nel Pacifico e possono influenzare il clima globale. Tecnicamente si tratta di un fenomeno di teleconnessione atmosferica che coinvolge i venti stazionari (gli alisei) e la temperatura e distribuzione delle acque. ENSO è caratterizzato da tre fasi: El Niño, La Niña e una fase neutra.
Durante quest’ultima, gli alisei soffiano verso ovest e spostano in quella direzione le masse di acqua più calda. Durante El Niño, invece, i venti soffiano più debolmente e permettono all’acqua calda di concentrarsi nell’intero Pacifico tropicale. Nella fase fredda, la ripresa degli alisei sposta di nuovo quest’acqua calda verso ovest causando il raffreddamento del settore tropicale del Pacifico.
Questa dinamica è ciclica. Un periodo positivo o negativo dell’oscillazione dura 9-12 mesi tipicamente, ma può arrivare anche a 3 anni. Un ciclo intero copre di solito 5-7 anni.
L’impatto di El Niño nel mondo
Questo riposizionamento periodico dell’acqua calda e dell’aria convettiva nell’oceano Pacifico equatoriale disturba altri pattern di circolazione atmosferica su larga scala che spostano il calore e l’umidità dai tropici verso le medie latitudini. El Niño può disturbare ad esempio le correnti a getto alle medie latitudini, e in questo modo influisce su temperature e regimi delle precipitazioni anche in regioni molto distanti dal Pacifico centrale. Il Bambino non ha un unico effetto in tutto il mondo: le ripercussioni variano da regione a regione.
In America del Nord, El Niño è associato con inverni più freddi e umidi nella parte meridionale, mentre con inverni più miti in Alaska e nel Canada nord-occidentale. Il Bambino di solito aumenta la frequenza e l’intensità dei monsoni nel Pacifico ma riduce il numero di uragani nell’Atlantico.
Un El Niño mediamente forte (come quello atteso quest’anno) è correlato a condizioni di maggior umidità e precipitazioni nell’Europa occidentale e meridionale e di siccità nell’Europa settentrionale. Ma un fenomeno molto forte porta invece siccità in Europa occidentale. L’aumento del riscaldamento globale dovrebbe intensificare questi impatti sul continente europeo.
In Australia ci si può attendere meno pioggia, temperature più elevate e aumento del rischio di incendi, soprattutto in inverno e in primavera nell’emisfero meridionale.
Il Sud America è particolarmente colpito. El Niño porta inondazioni sulle coste occidentali del Perù e dell’Ecuador e siccità in Amazzonia e nel nord-est, con mancati raccolti come conseguenza. Il calo delle precipitazioni e l’aumento della temperatura in Colombia sono stati collegati da alcuni studi a focolai di malattie che hanno le zanzare come vettore, come la malaria e la febbre dengue.
In tutto il mondo, le foreste tropicali tendo a diventare più secche e rallentano il sequestro di CO2 dall’atmosfera a causa del rallentamento della loro crescita. L’impatto di El Niño si fa poi sentire in generale sulle temperature globali. Gli oceani, infatti, assorbono normalmente più del 90% del calore generato dalla radiazione solare che raggiunge la Terra. Acque più fredde, come quelle durante la Niña, sono più efficienti nel sequestrare calore. Al contrario, acque più calde come quelle di El Niño assorbono meno calore. Questo solo fattore può far aumentare le temperature globali di 0,2 gradi.