Rinnovabili • Sussidi Ai Combustibili Fossili Rinnovabili • Sussidi Ai Combustibili Fossili

I sussidi ai combustibili fossili aumentano di 7 volte in un anno

Secondo i calcoli dell'International Institute for Sustainable Development i sussidi ai combustibili fossili passano da 190 a 1400 miliardi

Sussidi Ai Combustibili Fossili
Foto di Eelco Böhtlingk su Unsplash

Nonostante le promesse di ridurre almeno i sussidi ai combustibili fossili “inefficienti”, la direzione è ostinata e contraria

(Rinnovabili.it) – Si erano impegnati a ridurre gradualmente i sussidi ai combustibili fossili, ma stanno facendo l’esatto opposto. I paesi del G20 riaffermano da quasi 15 anni questo impegno nei loro documenti finali, che però non trovano riscontro nei fatti. Un rapporto dell’International Institute for Sustainable Development (IISD) rivela che invece hanno speso una quantità record di denaro pubblico per sostenere carbone, petrolio e gas.

Secondo il think tank, la quantità di denaro pubblico che fluisce in questi settori delle 20 delle maggiori economie del mondo ha raggiunto la cifra record di 1400 miliardi di dollari nel 2022, anche se la promessa di una riduzione era stata ribadita in occasione della COP26 di Glasgow due anni fa. La cifra è stata così ripartita: 1000 miliardi di dollari in sussidi diretti, 322 miliardi di dollari in investimenti da parte di imprese statali e 50 miliardi di dollari in prestiti da parte di istituzioni finanziarie pubbliche. Secondo i dati raccolti da Climate Transparency, nel 2021 questa cifra era di 190 miliardi di dollari. Sembra che quindi lo scorso anno gli aiuti siano cresciuti di oltre 7 volte.

La sottigliezza è che si parla sempre più spesso di eliminare i “sussidi inefficienti” ai combustibili fossili, invece che di sussidi tout-court. Così facendo, i governi hanno ancora un margine di manovra per abbassare artificialmente i costi per i produttori con risorse pubbliche. Il settore è ormai tenuto in piedi dagli aiuti, combinati con gli extra profitti ottenuti sull’onda del conflitto russo-ucraino e la speculazione finanziaria.

Oltre a denunciare una condizione sempre meno sostenibile, l’Istituto fa anche le sue proposte per superare questo impasse che sta bloccando la transizione ecologica. Una carbon tax più elevata, pari a 25-50 dollari per tonnellata di gas serra, permetterebbe ai governi del G20 di raccogliere 1 trilione di dollari. Quasi la stessa cifra con cui hanno sussidiato le energie fossili.

E poi, per chiudere una volta per tutte il rubinetto ai grandi inquinatori, invita i paesi a eliminare i sussidi nei paesi ricchi entro il 2025 e negli altri entro il 2030. Una ricetta che ci riporterebbe vicino alla linea di galleggiamento tracciata dagli accordi sul clima. Ma che per ora sembra presa in scarsa considerazione da chi si trova nelle stanze dei bottoni delle più forti economie mondiali.