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I 3 anni di siccità estrema in Siria, Iraq e Iran dipendono dal riscaldamento globale antropico

In un mondo 1,2 gradi più freddo di quello di oggi, la variazione delle piogge nella Mezzaluna Fertile e in Iran che ha messo in ginocchio l’agricoltura della regione e milioni di persone non sarebbe neppure classificabile come siccità

Riscaldamento globale antropico: responsabile di 3 anni di siccità in Medio Oriente
Foto di NASA su Unsplash

Lo studio del World Weather Attribution

(Rinnovabili.it) – La siccità che sta colpendo da tre anni Siria, Iraq e Iran e ha messo a rischio la vita di milioni di persone che dipendono dall’agricoltura non sarebbe potuta avvenire con questa intensità e frequenza in un mondo senza riscaldamento globale antropico. Oggi le temperature globali sono circa 1,2 gradi più alte rispetto alla media del periodo preindustriale, indicato convenzionalmente come la seconda metà dell’Ottocento. Nel clima odierno, un evento di questa portata è ormai destinato a riproporsi una volta ogni dieci anni, mentre in un mondo senza climate change causato dall’uomo avrebbe un tempo di ritorno molto più lungo: una volta ogni 250 anni.

Lo afferma uno studio del World Weather Attribution, un collettivo di scienziati del clima che indaga il peso del riscaldamento globale antropico dietro gli eventi climatici estremi in tutto il mondo. Combinando dati rilevati sul campo, modelli climatici e l’indice standardizzato di evapotraspirazione delle precipitazioni (SPEI), che calcola la differenza tra precipitazioni ed evapotraspirazione potenziale per stimare l’acqua disponibile, gli autori dello studio arrivano a una stima di quanto il global warming causato dall’uomo ha reso più frequente e intensa la siccità dell’ultimo triennio nel bacino del Tigri e dell’Eufrate e nel vicino Iran.

Senza riscaldamento globale antropico non ci sarebbe stata siccità

“Scopriamo che nel bacino dell’Eufrate e del Tigri la probabilità che si verifichi una tale siccità è aumentata di un fattore 25 rispetto a un mondo più freddo di 1,2°C. In Iran la probabilità che si verifichi una tale siccità è aumentata di un fattore 16 rispetto a un mondo più freddo di 1,2°C”, si legge nello studio.

Ma non è solo la frequenza – il tempo di ritorno – di un evento climatico estremo come la siccità in Asia meridionale a cambiare con la crisi climatica. Il riscaldamento globale antropico incide soprattutto sulla sua intensità. Tanto che, senza questo fattore legato all’uomo, questo episodio prolungato di siccità non ci sarebbe stato. “La combinazione di scarse precipitazioni ed elevata evapotraspirazione insolita come le condizioni recenti – ovvero un evento che si verifica ogni 5-10 anni circa – in un mondo che non fosse stato riscaldato di 1,2°C sarebbe molto meno grave, al punto che al giorno d’oggi non sarebbe affatto classificata come siccità, concludono gli autori.

Il ruolo delle fossili

A determinare questa siccità estrema non sono state tanto le variazioni nel regime delle piogge. Ad aumentare intensità e frequenza è quasi esclusivamente l’incremento delle temperature: “questo forte aumento della gravità della siccità è principalmente causato dal fortissimo aumento delle temperature estreme dovuto alla combustione di combustibili fossili”.

Con un ulteriore aumento del riscaldamento globale antropico, sostengono gli autori, siccità di questo tipo sono destinate a peggiorare. In un mondo più caldo di 2°C rispetto a quello preindustriale – soglia che potremmo oltrepassare tra pochi decenni se restiamo sulla traiettoria emissiva attuale – un evento come questo sarebbe classificato come “siccità eccezionale, la peggiore categoria possibile”.