Creato un nuovo modello che mette in relazione gli effetti dei cambiamenti climatici, in particolare l’innalzamento dei mari, con il processo che porta un fiume a spostare il suo delta.
I delta fluviali ospitano città ed ecosistemi, ma si stanno modificando a causa dei cambiamenti climatici e dell’uso del suolo
(Rinnovabili.it) – I grandi fiumi del mondo, dal Rio delle Amazzoni allo Yangzi, sono la culla delle civiltà, ma i cambiamenti climatici in atto li possono rendere molto pericolosi. Un nuovo studio della University of California, in collaborazione con il California Institute of Technology, sta approfondendo proprio questo aspetto. Come spiega Austin Chadwick, coautore dello studio, “le domande che ci siamo posti sono quanto spesso i fiumi cambiano naturalmente corso […] e come muteranno a causa dei cambiamenti climatici e delle interferenze umane”.
Lo studio ha valutato i fattori che determinano la frequenza con cui avviene l’avulsione, ossia la rapida deviazione di un corso d’acqua dal proprio alveo originario con la formazione di un nuovo canale fluviale. Questo fenomeno porta al distacco di terreno vicino all’alveo e risulta molto comune nei delta dei fiumi in risposta a grandi alluvioni, ostruzioni o sismi. Questo processo, oltre ad essere d’impatto per gli ecosistemi, ha anche profonde implicazioni sociali: può portare a disordini civili o a collassi economici, distruggendo intere aree abitate.
Leggi anche: “I cambiamenti climatici nel Mediterraneo sono un’eccezione alla regola”
Fino ad oggi non vi era accordo tra gli scienziati sul legame tra avulsione e livelli marini. Alcuni ritenevano aumentasse con l’innalzamento degli oceani, altri diminuisse per lo stesso motivo. Vamsi Ganti, autore principale dello studio, spiega: “semplicemente non esisteva una teoria unificante per spiegare se la frequenza dell’avulsione fluviale dipendesse dal livello del mare”. Per chiarire il fenomeno i ricercatori hanno unito le osservazioni geomorfologiche e storiche con un modello matematico sulle dinamiche fluviali.
In tal modo hanno scoperto che ci sono tre modi in cui i delta rispondono all’innalzamento degli oceani. Il primo caso si verifica quando un fiume ha molti sedimenti e l’innalzamento del mare è relativamente lento. Qui i tassi di avulsione rimangono stabili, rendendo questi fiumi tra i più resistenti all’innalzamento degli oceani. Nel secondo, il fiume ha meno sedimenti oppure il livello del mare aumenta più rapidamente, e così l’avulsione, aiutata dai depositi lasciati dalle acque oceaniche, diventa più frequente. Nell’ultimo scenario, il più estremo, l’innalzamento del mare supera la capacità di un fiume di depositare sedimenti. Man mano che l’oceano si infiltra nel delta, il fiume raggiungerà il suo massimo tasso di avulsione e l’intero sistema inizierà a spostarsi verso l’interno.
Chadwick afferma che “molti fiumi sperimenteranno avulsioni più frequenti e per alcuni questi fenomeni avverranno anche nell’entroterra”, con conseguenze ancora peggiori. Per aiutare nella lotta contro gli effetti dei cambiamenti climatici, gli autori hanno reso il loro modello accessibile a chiunque. Come conclude Chadwick, “tale strumento si può applicare a qualsiasi delta”.
Leggi anche: “I cambiamenti climatici “svegliano” l’Antartico”