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L’ultimo braccio di ferro sul destino della Grande barriera corallina

La prossima settimana, il comitato Unesco voterà se inserire la barriera nella lista dei siti “in pericolo”. L’Australia fa pressioni sui 20 Stati che decideranno lo status del suo gioiello nazionale

Grande barriera corallina: offensiva dell’Australia per evitare il declassamento
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Il declassamento della Grande barriera corallina si avvicina

(Rinnovabili.it) – La decisione sullo status della Grande barriera corallina sta diventando uno scontro senza esclusione di colpi. Da un lato, l’Australia si è rimboccata le maniche per evitare che il suo gioiello finisca nella lista dei siti Unesco “in pericolo”. E ha lanciato un’offensiva di lobbying a 360 gradi con tutti i paesi che dovranno votare la settimana prossima. Dall’altro lato, la risposta delle maggiori organizzazioni ecologiste australiane non si è fatta attendere. Nella forma di una lettera indirizzata al comitato Unesco.

A fine giugno, un rapporto Unesco aveva raccomandato per la prima volta di bollare la Grande barriera corallina come sito in pericolo. Da anni l’Australia combatteva per evitare il declassamento, che avrebbe certificato la sua mancata azione contro il cambiamento climatico. Oltre al danno per il settore del turismo, e d’immagine, Canberra teme che questa classificazione possa diventare il grimaldello per imporre al governo misure climatiche più forti di quelle – blande, se non inesistenti – prese fino ad ora.

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L’esecutivo guidato da Scott Morrison è passato all’offensiva diplomatica. Ritenuta necessaria anche perché a presiedere la riunione che deciderà lo status della Grande barriera corallina c’è la Cina, con cui i rapporti sono letteralmente ai minimi storici. La ministra dell’Ambiente australiana, Sussan Ley, è impegnata in un tour europeo per convincere una parte dei delegati che voteranno sullo status della barriera. Intanto il governo ha programmato di scortare gli ambasciatori dei paesi che siedono ne comitato in un sorvolo della barriera per far “toccare con mano” lo stato di conservazione che, per l’esecutivo, è assolutamente buono.

Corrono ai ripari le ong ecologiste, tra cui l’Australian Marine Conservation Society (AMCS) che è impegnata in prima linea nella protezione dell’ecosistema corallino. Nella lettera, scrivono che “sebbene parti della Grande barriera corallina rimangano bellissime, non possiamo sottovalutare la minaccia esistenziale derivante dal cambiamento climatico, con una sostanziale perdita di corallo negli ultimi anni a causa di eventi di sbiancamento di massa dei coralli nel 2016, 2017 e 2020”.

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L’ultima valutazione dell’Unesco, infatti, risale al 2015. Gli eventi di coral bleaching degli ultimi 6 anni hanno fustigato la barriera, portando alla morte di interi settori. Questi 3 grandi eventi di sbiancamento hanno interessato l’intera estensione della Grande barriera corallina, anche se con intensità diverse.