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La sentenza che può riscrivere la storia della giustizia climatica

Il Consiglio di Stato dà 3 mesi a Parigi per spiegare perché non sta rispettando gli impegni della COP21. Una sentenza già definita “storica” dal mondo dell’attivismo

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Si può sbloccare anche l’altro grande procedimento sulla giustizia climatica, “l’Affare del Secolo”

(Rinnovabili.it) – Il contenuto della legge sul clima è “vincolante” e Parigi deve dimostrare di impegnarsi sul serio per raggiungere gli obiettivi fissati. E lo deve fare in fretta, entro 3 mesi al massimo. E’ un ultimatum quello che il Consiglio di Stato, la massima corte francese, ha lanciato al governo d’oltralpe. Ed è anche una sentenza che nel mondo dell’ecologismo viene già definita “storica”, perché fissa un precedente importante per inchiodare i governi alle loro responsabilità e rafforza chi si batte per la giustizia climatica.

La vicenda nasce da un comune del nord della Francia, Grande-Synthe, affacciato sul canale della Manica appena a ovest di Dunkirk. Che sorge su un lembo di terra sottratto al mare. E quindi direttamente minacciato dall’innalzamento del livello delle acque, causato dal cambiamento climatico.

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Il comune, appoggiato da alcune organizzazioni come Greenpeace e Oxfam, ha provato a obbligare per via legale il governo a rispettare le sue promesse in materia di clima. Sottoscrivendo l’accordo di Parigi, l’esecutivo francese si era impegnato a tagliare le emissioni del 40% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2030. Ma la tabella di marcia non è rispettata per il momento.

Nel giro di 3 mesi Parigi dovrà dare conto al Consiglio di Stato. O mettendo in campo nuovi provvedimenti, oppure fornendo una spiegazione valida del ritardo. “Se le giustificazioni fornite dal governo non fossero soddisfacenti”, la corte “potrebbe considerare la necessità di adottare ulteriori misure” per obbligarlo a rispettare gli obiettivi, scrivono i giudici.

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La portata della decisione del tribunale si può allargare ancora. Fino a sbloccare un altro processo in corso, quello che gli attivisti definiscono ‘l’Affare del Secolo’. Era nato come una petizione a dicembre 2018, promossa da 4 ong (tra cui proprio Greenpeace e Oxfam) e presentata all’Eliseo con milioni di firme, per spingere il governo a rispettare gli impegni presi alla COP21 di Parigi.

L’assenza di risposta ha indotto i promotori a spostare il campo di battaglia sul piano legale, e da marzo 2019 l’affare del secolo è diventato un processo. Il cui esito può essere influenzato dalla sentenza (non appellabile e vincolante per il governo) che il Consiglio di Stato emetterà fra 3 mesi.