Uno scudo solare realizzato con polvere del nostro satellite e sparato nello spazio al punto di Lagrange L1: secondo l’università dello Utah è il modo più efficace ed economico per fermare il riscaldamento globale
La nuova soluzione di geoingegneria solare in uno studio apparso su PLOS Climate
(Rinnovabili.it) – Da quando è entrato in funzione il nuovo telescopio spaziale James Webb, siamo tutti rimasti a bocca aperta ammirando le fotografie che ha inviato sulla Terra. Uno dei suoi punti di forza, rispetto al predecessore Hubble, è la capacità di “vedere” anche attraverso spessi strati di polvere interstellare, che sono poi nuove stelle e pianeti in via di formazione. Ma proprio da coltri di polvere simili a queste arriverebbe una soluzione alla crisi climatica sulla Terra: usandole per la geoingegneria solare.
Uno scudo spaziale prelevato dalla Luna, l’ultima trovata della geoingegneria solare
Creare uno “scudo solare” fatto di polvere che protegga la Terra dalla radiazione solare. Riducendo così la quantità di calore che riceve. E mettendo un freno artificiale al riscaldamento globale. È l’idea in materia di geoingegneria solare sondata da un gruppo di ricerca guidato dall’università dello Utah.
Due le soluzioni ipotizzate. Entrambe con un piglio piuttosto fantascientifico. Il modo più efficace per riparare il Pianeta dai raggi del sole sarebbe sparare nello spazio, dalla Terra, della polvere, e farla stabilizzare attorno a uno dei punti di Lagrange (L1) tra il nostro pianeta e il sole (l’altro è occupato proprio dal James Webb). Il punto debole più evidente di questa opzione è il costo: sarebbe astronomico. Anche perché bisognerebbe lanciare continuamente polvere nello spazio ogni pochi giorni. Più che un rimedio, una buona trama per un romanzo alla Philip Dick.
Per ovviare a questo ostacolo, i ricercatori hanno selezionato anche una seconda soluzione. Più economica ma, se possibile, ancora più fantascientifica: si tratta di usare la polvere lunare. Polvere che avrebbe delle proprietà intrinseche migliori per funzionare efficacemente come scudo solare. Le simulazioni effettuate dal team hanno testato la dispersione della polvere lunare lungo vari percorsi, fino a identificare delle traiettorie ottimali dirette verso L1 che fungessero da efficace scudo solare.
“Una parte davvero entusiasmante del nostro studio è stata la constatazione che i grani di polvere lunare naturale hanno le dimensioni e la composizione giuste per disperdere efficacemente la luce solare lontano dalla Terra”, dichiara Ben Bromley, astrofisico teorico dell’Università dello Utah.