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Cambiamenti climatici: lo spazio è la soluzione contro le fuoriuscite di metano

Secondo l'IPCC, le perdite di gas serra nelle infrastrutture dell'industria fossile sono state gravemente sottostimate. Ma questa è una battaglia che interessa tutti.

L’uso della tecnologia satellitare può aiutare i governi e le aziende ad eliminare le fuoriuscite di metano

(Rinnovabili.it) – Lo scorso autunno, i satelliti dell’Agenzia spaziale europea (ESA) hanno rilevato enormi fuoriuscite di metano provenienti dal gasdotto Yamal, che trasporta gas naturale dalla Siberia all’Europa. Secondo la società di consulenza energetica Kayrros, una sola perdita avrebbe prodotto circa 93 tonnellate di metano l’ora, equivalenti alla CO2 prodotta ogni anno da 15.000 auto.

Finora, le stime sulle fuoriuscite di metano e, in generale, le emissioni di gas a effetto serra prodotte dalle industrie si basavano principalmente su calcoli cartacei, definiti a partire dalla quantità di energia consumata da persone e aziende. Tuttavia, man mano che la tecnologia satellitare migliora, le stime diventano più puntuali, dimostrando come l’infrastruttura del petrolio e del gas sia responsabile di gran parte del metano presente nell’atmosfera. Molto più di quanto si pensasse in precedenza.

Per tale ragione, identificare le fuoriuscite di metano è considerato cruciale per effettuare i drastici tagli alle emissioni necessari a raggiungere gli obiettivi dell’accordo di Parigi e mitigare gli impatti dei cambiamenti climatici. Secondo Joeri Rogelj, ricercatore all’Imperial College di Londra, nonché autore dei rapporti dell’IPCC (il gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici), “evitare queste ‘fughe fossili’ può avere un impatto maggiore di quanto avessimo previsto.

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Le fuoriuscite di metano dell’industria fossile

Alcune grandi compagnie petrolifere e del gas come BP e Royal Dutch Shell stanno affrontando il problema delle fuoriuscite di metano investendo in società satellitari e firmando accordi di monitoraggio, tali da individuare e correggere le perdite delle loro infrastrutture.

Lo slancio ad individuare le perdite di gas serra attraverso i satelliti ha preso piede quando l’Environmental Defense Fund (EDF), in collaborazione con alcune università statunitensi, ha pubblicato nel 2018 un rapporto che mostrava come le fuoriuscite di metano negli USA fossero il 60% in più di quelle segnalate dall’Agenzia per la protezione ambientale (EPA).

Nel 2019, la società canadese di monitoraggio dei gas a effetto serra, GHGSat, ha riscontrato una grave perdita nelle tubazioni e nelle infrastrutture di compressione vicino al giacimento di Korpezhe, in Turkmenistan. In un rapporto dello scorso ottobre, GHGSat ha stimato che la perdita ha provocato la fuoriuscita di 142.000 tonnellate di metano in 12 mesi, la più grande mai registrata.

La società petrolifera turkmena, Turkmen Oil, ha asserito di aver riparato l’infrastruttura, ma non ha mai rilasciato dichiarazioni che spiegassero le circostanze che avevano prodotto la fuoriuscita di metano. Secondo il fondatore di GHGSat, Stephane Germain, “quell’unica emissione era pari a quelle prodotte da circa 1 milione di auto.

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L’importanza dei dati satellitari

Il gasdotto Yamal-Europa si estende per 2.000 km dalla Germania fino a Torzhok (Siberia), attraversando la Polonia e la Bielorussia per unirsi al gasdotto SRTO. Gazprom, gestore russo, ha stimato che circa lo 0,29% dei 679 miliardi di metri cubi di gas che attraversano la sua rete di condutture è fuoriuscito nel corso del 2019.  

Tuttavia, secondo Kayrros, i dati satellitari mostrano che “le stime su cui abbiamo fatto affidamento negli ultimi anni e decenni sono probabilmente troppo basse: stiamo trovando più metano proveniente da vari settori e regioni di quanto ci aspettassimo”, ha affermato Christian Lelong, direttore del desk Risorse naturali a Kayrros. Inoltre, la società di consulenza ritiene che l’analisi delle fuoriuscite di metano suggerisca “che la Russia è in realtà tra i maggiori inquinatori a livello globale, ha continuato McGlade.

Questi nuovi dati mostrano come il controllo dallo spazio sia destinato a intensificarsi. GHGSat mira a lanciare due nuovi satelliti quest’anno, mentre l’EDF ha in programma di lanciare il proprio satellite nel 2022. Anche la NASA sta lavorando a un programma di monitoraggio satellitare per le emissioni di gas a effetto serra, in particolare negli Stati Uniti. Nel frattempo, Shell ha siglato un accordo con GHGSat, sperando di ridurre il suo tasso di fuoriuscite di metano allo 0,2% entro il 2025, e BP ha investito 5 milioni di dollari in Satelytics, una società di analisi che traccia le emissioni di metano utilizzando i satelliti.

BP, Shell, Eni, Total, Equinor e Wintershall, in collaborazione con il gruppo EDF, hanno inviato delle raccomandazioni alla’Unione Europea (il più grande importatore di gas al mondo) affinché venga standardizzata la raccolta di dati sulle emissioni di metano entro il 2023, utilizzando la tecnologia satellitare.