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L’Europa è la più esposta all’aumento della domanda di energia per raffrescamento

In un mondo di 2 gradi più caldo, 8 dei 10 paesi che subiranno l’aumento relativo più consistente nella domanda di elettricità per i condizionatori sono europei (tutti dell’Europa centro-settentrionale). L’Italia è 40° a livello globale

Energia per raffrescamento: Europa la più esposta a boom domanda
Foto di Annie Spratt su Unsplash

Lo studio è apparso su Nature Sustainability

(Rinnovabili.it) – Se le temperature globali aumenteranno fino a 2 gradi, invece di restare contenute a +1,5°C, si aggraverà “drasticamente” l’esposizione al calore e quindi la domanda di energia per raffrescamento. Al punto che in alcuni paesi questo incremento della domanda potrà causare seri problemi di adattamento e aggiungere pressione alla trasformazione del sistema elettrico. Il continente più colpito? L’Europa. Lo sostiene uno studio pubblicato su Nature Sustainability.

Chi ha il gap maggiore di energia per raffrescamento?

I tipi di problemi sono due. Da un lato l’aumento della domanda in senso assoluto. Molti paesi della fascia equatoriale saranno i più esposti da questo punto di vista. La necessità di più generazione elettrica per riuscire ad alimentare i condizionatori sarà particolarmente acuta in Repubblica Centrafricana, Burkina Faso, Mali, Sud Sudan, Nigeria, Congo, Repubblica Democratica del Congo, Ciad, Uganda e Camerun. Tutti paesi africani.

Dall’altro lato, anche se con valori assoluti più bassi, molti paesi avranno difficoltà a soddisfare l’aumento relativo della domanda di energia per raffrescamento. D’altronde il riscaldamento globale non corre alla stessa velocità ovunque e alcune regioni sono più a rischio di altre, non solo da questo punto di vista. L’Europa sarà il continente messo più alla prova se sforeremo la soglia di 1,5 gradi. Ben 8 dei 10 paesi con l’incremento relativo più alto sono infatti nel vecchio continente. Si tratta, nell’ordine, di Svizzera, Gran Bretagna, Norvegia, Finlandia, Svezia, Austria, Danimarca e Belgio. La top ten è completata da Canada (al 7° posto) e Nuova Zelanda (al 9°). L’Italia è 40° con un incremento del 13,1% dei cooling degree days.

Misurare il fabbisogno di raffrescamento

Per misurare l’impatto del global warming a 2°C sul fabbisogno di energia per raffrescamento, gli autori dello studio hanno scelto i cooling degree days (CDD), cioè un indicatore che registra la differenza tra la temperatura in un dato giorno e una temperatura standard oltre la quale scatta la necessità di raffrescamento. I paesi africani citati prima hanno, in termini assoluti, 230-260 CDD l’anno. Mentre i paesi europei vedranno i loro CDD aumentare del 21-30%.

“L’aumento del caldo estremo sta già determinando un’impennata senza precedenti nella domanda di raffreddamento, con una previsione di energia necessaria per il raffreddamento entro il 2050 equivalente alla capacità elettrica combinata di Stati Uniti, Unione Europea e Giappone nel 2016”, sottolineano gli autori. “Ma di quanto sarebbe necessario il raffreddamento se il limite di 1,5 °C previsto dall’Accordo di Parigi venisse superato e la temperatura media globale aumentasse a 2,0 °C? La domanda è cruciale, dato il crescente consenso sul fatto che attualmente “non esiste un percorso credibile per evitare il riscaldamento a 1,5°C””.