Rinnovabili • Emissioni nazionali: resta l’Effort Sharing Regulation per i settori non ETS

Tagli alle emissioni nazionali e ESR, cosa deciderà Bruxelles

La bozza di conclusioni del vertice europeo della prossima settimana prevede l’estensione dell’Effort Sharing Regulation, in cui resterebbero trasporti e edilizia che la Commissione vuole spostare sotto l’ETS. Ma come aggiornare gli obiettivi nazionali?

Emissioni nazionali: resta l’Effort Sharing Regulation per i settori non ETS
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Bisogna allineare i tagli alle emissioni nazionali con il target UE di -55%

(Rinnovabili.it) – Bisogna “mantenere gli obiettivi nazionali nell’ambito dell’Effort Sharing Regulation e preservare il suo ampio campo di applicazione per stimolare misure efficaci a livello nazionale”. È quanto recita la bozza di conclusioni del vertice di settimana prossima dove i paesi europei discuteranno la riforma dell’ETS. Il 24 e 25 maggio i Ventisette si riuniranno per decidere come procedere sul mercato del carbonio. La Commissione lo vuole allargare per includere anche trasporti e edilizia, come ha anticipato la presidente dell’esecutivo UE Ursula von der Leyen a fine aprile. Ma non tutti i paesi sono d’accordo: la Germania propende per il sì, Francia e molti Stati dell’est frenano. Ma nel frattempo emerge l’accordo per mantenere in vita l’Effort Sharing Regulation e gli obiettivi sulle emissioni nazionali.

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Si tratta di una misura temporanea, in attesa che si sblocchi la partita sull’ETS. Il regolamento sulle emissioni nazionali infatti riguarda i settori dei trasporti e degli edifici, su cui va deciso se spostarli sotto l’ETS, creare un ETS parallelo ad hoc, oppure lasciarli nell’ESR. Dove continueranno in ogni caso a restare agricoltura e rifiuti. Attualmente, l’Effort Sharing Regulation fissa obiettivi nazionali calibrati sul Pil per questi 4 settori, che insieme producono circa il 60% delle emissioni europee.

C’è però un altro, possibile intoppo. Non è possibile riportare in vita l’ESR così com’è. Lo strumento è strutturato ancora sui vecchi obiettivi climatici al 2030, quindi suddivide tra i paesi membri gli sforzi per raggiungere il target di -30% di emissioni. Ma la legge sul clima approvata a Bruxelles fissa il nuovo obiettivo a -55% rispetto ai valori del 1990.

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Vanno dunque aggiornati questi parametri e ridistribuito lo sforzo tra i paesi. In teoria si tratta di fare qualche semplice calcolo. Ma potrebbe essere più complesso di così. Come nota Euractiv, che ha ottenuto la bozza di conclusioni del vertice in anteprima, i Ventisette hanno sul tavolo anche una discussione su chi dovrebbe sobbarcarsi il peso maggiore della decarbonizzazione, in termini di tagli alle emissioni. Finora sono stati i paesi con le economie più avanzate. Ma la decarbonizzazione dei paesi più poveri potrebbe costare molto meno.