Uno studio della Initiative on GHG accounting of war calcola l’impatto diretto e indiretto sul clima dell’invasione russa dell’Ucraina nel primo anno di guerra. La quota maggiore sono i gas serra legati alla ricostruzione post-bellica, poi quelle degli incendi e le emissioni dirette delle manovra militari e della produzione bellica
Le emissioni della guerra in Ucraina sono almeno 120 MtCO2eq in un anno
(Rinnovabili.it) – Il disastro della diga di Kakhovka ha riportato sotto i riflettori il tema dell’impatto ambientale della guerra. Il crollo della diga ha allagato 65mila ettari di foresta, ridotto le risorse idriche che servivano per agricoltura, industria e usi domestici di oltre 14 miliardi di metri cubi, inondato 32 città e paesi, e causato danni per 1,4 miliardi di euro secondo i calcoli del ministero dell’Ambiente di Kiev e per restare solo agli impatti più evidenti. Altri emergeranno presto. Basta pensare alle mine: i campi minati nel paese coprono una superficie grande come tutto il Nord Italia, e una buona parte è stata spostata chissà dove dall’onda di piena. Prima esistevano mappe più o meno precise, ora sono inservibili. Ma c’è un altro aspetto dell’impatto bellico che continua a essere sottovalutato, anche perché è più complesso da monitorare: l’impatto sul clima che ha origine dalle emissioni della guerra in Ucraina.
Quanto pesano le emissioni della guerra in Ucraina?
Nell’ultimo anno di guerra, il conflitto tra Mosca e Kiev ha inquinato come il Belgio o come l’Italia in 4 mesi. Tra febbraio 2022 e lo stesso mese del 2023, i gas serra generati in modo diretto e indiretto sono stati almeno 120 milioni di tonnellate di CO2 equivalente (MtCO2eq). La valutazione arriva dalla Initiative on GHG accounting of war, che aveva già presentato una versione preliminare di questo studio durante la Cop27, lo scorso novembre, coprendo i primi 7 mesi di guerra.
La guerra di trincea, che ha tenuto banco per gran parte del primo anno di guerra, ha limitato le emissioni. “Rispetto alla prima valutazione, che copriva sette mesi di guerra, le emissioni sono aumentate ma non sono cresciute allo stesso ritmo a causa dei limitati spostamenti della linea del fronte e delle condizioni invernali”, precisa il rapporto.
Per calcolare l’impronta di carbonio del conflitto, lo studio ricostruisce i dati relativi a diversi fattori, sia diretti che indiretti. L’impatto diretto dei combattimenti genera solo una piccola parte delle emissioni della guerra in Ucraina: in tutto 21,9 MtCO2eq, di cui la stragrande maggioranza derivano dal consumo di carburante da parte dell’esercito russo (14,1 MtCO2eq) e ucraino (4,7 MtCO2eq). Una quota analoga, 19,7 MtCO2eq, arriva dalle emissioni generate dagli incendi che scoppiano a causa dei combattimenti: un dato che è cresciuto di 36 volte rispetto all’anno che precede lo scoppio della guerra.
Tra gli effetti indiretti della guerra ci sono sia fattori positivi che negativi. Lo shock energetico ha portato a una riduzione, seppur marginale, delle emissioni del comparto energetico europeo. E ha innescato una transizione accelerata verso le rinnovabili, di cui però al momento non è possibile stimare l’impatto. Ma altre misure come la chiusura dello spazio aereo e le rimodulazioni delle tratte hanno portato a viaggi più lunghi e quindi a più emissioni.
Quasi metà dell’impatto delle emissioni della guerra in Ucraina deriva da un altro fattore: quelle che saranno generate dalla ricostruzione post-bellica. “Sebbene la linea del fronte sia rimasta relativamente stabile negli ultimi mesi, i danni totali agli edifici continuano ad aumentare, anche se a un ritmo più lento rispetto alle prime fasi della guerra”, nota il rapporto. In tutto il conto supera le 50 MtCO2eq. A cui si devono aggiungere le quasi 15 Mt che derivano dal sabotaggio dei gasdotti Nord Stream 1 e 2.