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Emissioni di metano: quanto pesano davvero le attività umane?

Uno studio chiarisce che i soli fattori antropici possono spiegare le variazioni del tasso di crescita del CH4 in atmosfera. Punto su cui mancava finora un consenso scientifico largo

Emissioni di metano: quanto pesano davvero le attività umane?
credits: Yves Bernardi da Pixabay

Le cause antropiche delle emissioni di metano spiegano ogni variazione avvenuta negli ultimi 30 anni

(Rinnovabili.it) – Dietro l’altalena di emissioni di metano in atmosfera degli ultimi 30 anni c’è sempre stata la mano dell’uomo. Cade uno degli appigli migliori per chi cerca di sminuire l’importanza delle cause antropiche dietro l’aumento di gas serra e il riscaldamento globale. Uno studio pubblicato su Journal of Meteorological Society of Japan scrive la parola fine alla vicenda e sgombra il campo dai dubbi.

Dagli anni 90 a oggi, il tasso di crescita del livello di concentrazione di metano in atmosfera ha seguito un andamento per il quale la comunità scientifica non era ancora riuscita a trovare una spiegazione sufficientemente condivisa tra gli esperti. Tre fasi ne hanno caratterizzato l’andamento. Tra il 1988 e il 1998 c’è stato un calo, poi fino al 2006 i tassi sono stati quasi stazionari, e infine dal 2007 al 2016  si è registrato un aumento. Come spiegare queste variazioni? Possibile che, se le attività umane contribuiscono in modo determinante al riscaldamento globale, le emissioni di metano possano subire questi alti e bassi?

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Dubbi che vengono chiariti dall’analisi condotta dal team guidato da Naveen Chandra del National Institute for Environmental Studies. I ricercatori hanno combinato analisi dei registri delle emissioni, modelli di diffusione dei gas in atmosfera e osservazioni globali basate su rilevamenti alla superficie, da aereo e da satellite. Risultato? C’è sempre l’uomo dietro ai cali, ai plateau e ai picchi.

La fase di rallentamento, stando alla nuova analisi dei dati, è pienamente spiegabile con la diminuzione delle attività in ambito oil&gas in Europa e Russia (è il periodo del crollo dell’Unione Sovietica), così come dalla diminuzione delle emissioni da fermentazione enterica, cioè quelle legate all’allevamento e tipiche del processo digestivo dei ruminanti.

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Il periodo di crescita post 2007, invece, secondo i ricercatori è da ricollegare principalmente a due eventi. Da un lato, il boom di uso del carbone in Cina: le emissioni di metano da miniera sono uno dei fattori più sottovalutati nelle stime sui fattori che contribuiscono all’incremento dei gas serra in atmosfera, come riporta tra l’altro l’ultimo World Energy Outlook dell’IEA. E dall’altro lato, la diffusione su scala vastissima dell’allevamento in America Latina.