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Emission Gap Report 2023, l’UNEP: stop alle fossili necessario per restare vicini a +1,5°C

Secondo il rapporto annuale dell’Agenzia per la protezione ambientale delle Nazioni Unite, ormai abbiamo solo una chance del 14% di non sforare gli 1,5 gradi, anche nello scenario più ottimistico. Le politiche attuali ci portano verso i 3 gradi, realizzare le promesse sul clima abbassa la traiettoria al massimo a 2,5-2,9 gradi

Emission Gap Report 2023: andiamo ancora verso +3°C
Foto di Aziz Acharki su Unsplash

Il gap di emissioni stimato dall’agenzia ONU non è variato significativamente rispetto al 2022

(Rinnovabili.it) – La temperatura globale nel 2100 aumenterà di 3 gradi rispetto al periodo preindustriale se continuiamo a emettere gas serra al ritmo di oggi. Le politiche sul clima già approvate riusciranno appena a limare un decimo di riscaldamento globale, abbassandolo a +2,9°C. E anche realizzando tutte le promesse sul clima presentate dagli stati nei loro contributi nazionali volontari (NDC), il global warming a fine secolo arriverà a 2,5 gradi. Uno scenario “infernale”, lo ha definito il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, presentando l’Emission Gap Report 2023 dell’UNEP.

“L’umanità sta battendo tutti i record sbagliati sul cambiamento climatico”, rincara la dose Inger Andersen, direttrice dell’Agenzia ONU per la protezione ambientale. “Ci vorrà un cambiamento massiccio e urgente per evitare che questi record crollino anno dopo anno – e per evitare che l’UNEP e altri tornino a lanciare gli stessi avvertimenti inascoltati, come un disco rotto”.

Per qualche giorno siamo arrivati a +2 gradi

Proprio nei giorni in cui l’UNEP ha presentato l’Emission Gap Report 2023, la Terra ha registrato per la prima volta una temperatura media globale superiore ai 2 gradi. Secondo i dati del sistema europeo di monitoraggio satellitare Copernicus, il 17 novembre il riscaldamento globale è arrivato a +2,06°C rispetto alla media 1850-1900.

È solo l’ultimo di una lunga serie di record infranti quest’anno, che si avvia ormai a diventare il più caldo della storia battendo anche il 2016. Attualmente, la temperatura media globale per il 2023 si aggira intorno a +1,4°C, mentre negli ultimi 3 mesi la colonnina di mercurio ha toccato stabilmente i +1,7°C. A questi primati sono associati eventi estremi sempre più frequenti e distruttivi in molte parti del mondo, inclusa l’Europa.

Un assaggio del conto che il cambiamento climatico ci presenterà in un mondo “appena” 1,5 gradi più caldo, e un avvertimento per quello che potrebbe rappresentare un clima arroventato oltre i due gradi.

Tutti i numeri dell’Emission Gap Report 2023

Nel frattempo, ricorda l’Emission Gap Report 2023, le emissioni di gas serra continuano ad aumentare, non a scendere. Nel 2022 sono cresciute dell’1,2% rispetto all’anno prima segnando il nuovo record assoluto con 57,4 miliardi di tonnellate di CO2 equivalente (GtCO2eq). Applicare le politiche sul clima già approvate e quelle promesse farebbe puntare la curva verso il basso ma troppo lentamente. La traiettoria condurrebbe comunque a +2,5-2,9°C di riscaldamento globale al 2100, con una probabilità del 66%.

Per rimetterci in carreggiata avremmo bisogno di abbattere le emissioni del 28% entro il 2030 per calare intorno ai 2°C, e del 42% per restare vicino agli 1,5°C. E allungando lo sguardo all’orizzonte del 2050 le cose non vanno meglio. Molti paesi hanno obiettivi di neutralità climatica ma li accompagnano con politiche inadeguate. Anche realizzando tutte le promesse avanzate in questi anni, resterebbe un gap di emissioni, nel migliore dei casi, di 21 GtCO2eq. Pari alle emissioni che oggi generano in un anno Cina, Stati Uniti, India e Russia messi insieme.

Proseguendo con le politiche attuali, nel 2030 i gas serra globali sarebbero ancora 56 GtCOeq, che scenderebbero appena a 55 nel 2050. Il gap per metterci sulla scia degli 1,5 gradi entro il 2030 arriva a 24 GtCO2eq, mentre quello previsto al 2050 è di 46 GtCO2eq. Se venissero implementati tutti gli NDC non condizionali, cioè quelle politiche sul clima che i paesi si sono impegnati a concretizzare ad ogni costo, il gap per gli 1,5°C sarebbe di 22 GtCO2eq al 2030, 29 Gt al 2035 e 36 Gt al 2050. Aggiungendo anche gli NDC condizionali, cioè le politiche che i paesi in via di sviluppo si impegnano a realizzare a patto che ricevano finanziamenti adeguati, il divario tra le emissioni prodotte e quelle che possiamo generare per restare sotto gli 1,5°C arriva a 19 GtCO2eq nel 2030, 26 Gt nel 2035 e 12 Gt nel 2050.

Possiamo ancora limitare il global warming a 1,5 gradi?

I numeri fotografano una situazione in cui non sforare la soglia di 1,5 gradi è, realisticamente, molto improbabile. “Anche nello scenario più ottimistico considerato in questo rapporto, la possibilità di limitare il riscaldamento globale a 1,5°C è solo del 14%, e i vari scenari lasciano aperta un’ampia possibilità che il riscaldamento globale superi i 2°C o addirittura i 3°C”, sottolinea l’UNEP.

Questo non significa che sia impossibile né che non bisogni accelerare il più possibile la transizione, dal momento che ogni decimo di grado di temperatura globale in più (e ogni anno di overshooting in più) rende più pesante l’impatto del cambiamento climatico.

Per realizzare questa accelerazione c’è un nodo che bisogna obbligatoriamente sciogliere. Ed è un nodo che, finora, i vertici internazionali sul clima non hanno mai davvero affrontato: il phase out delle fossili. “Sappiamo che è ancora possibile rendere realtà il limite di 1,5 gradi. Occorre estirpare la radice avvelenata della crisi climatica: i combustibili fossili”, ha ribadito Antònio Guterres. L’abbandono delle fossili sarà uno dei dossier più dibattuti alla Cop28 di Dubai, al via tra poco più di una settimana.