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Edifici e infrastrutture in pericolo, ‘corrosi’ dai cambiamenti climatici

Studi dei ricercatori della Fondazione Cmcc: adeguare gli standard delle costruzioni ai nuovi scenari ambientali al 2070. Allarme sui rischi per ponti e viadotti nei prossimi 50 anni per via di caldo e umidità che rovinano l’acciaio e il cemento. In alcune zone d’Italia previsto un incremento fino a 6 gradi centigradi delle temperature medie

Edifici e infrastrutture
Foto di StockSnap da Pixabay

di Tommaso Tetro

(Rinnovabili.it) -I cambiamenti climatici mettono in pericolo la sicurezza delle infrastrutture e degli edifici. La crescita delle temperature infatti attesa in Europa nei prossimi 50 anni accelererà il processo di corrosione, esponendo le strutture a maggiori stress, minando la sicurezza delle costruzioni. L’allarme viene lanciato dalla Fondazione Cmcc, il Centro Euro-Mediterraneo sui cambiamenti climatici; ed è per questo che i ricercatori della Fondazione suggeriscono una revisione degli standard europei di progettazione degli edifici

Secondo gli esperti – membri di un network scientifico istituito dal Joint research centre (Jrc), il servizio scientifico interno della commissione Europea, e coautori di due studi – anche gli edifici e le infrastrutture devono adattarsi ai cambiamenti climatici. Adeguare gli standard di progettazione rappresenta uno strumento chiave per migliorare la resilienza del territorio europeo e per garantire la sicurezza delle costruzioni, che saranno sottoposte nel prossimo futuro ai cambiamenti attesi nelle variabili atmosferiche, e a una maggiore frequenza e intensità di eventi estremi. In due nuovi rapporti – uno sulle azioni termiche delle strutture, l’altro sulla corrosione a causa del clima – emerge come l’atteso aumento della temperatura in Europa nei prossimi decenni risulta centrale. Su entrambe gli studi i ricercatori della divisione RemhiRegional models and geo-hydrological impacts – della Fondazione Cmcc hanno analizzato le variazioni di temperatura e altre variabili atmosferiche attese nei prossimi 50 anni.

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Il primo studio – che prende come base uno scenario di riferimento pessimistico, con una crescita delle emissioni di gas serra ai ritmi attuali – ha approfondito il caso dell’Italia rilevando sull’intero territorio nazionale un incremento consistente della temperatura al 2070. “Avendo come riferimento i livelli massimi e minimi di temperatura che ci si aspetta possano verificarsi almeno una volta in 50 anni – spiega Guido Rianna, ricercatore Cmcc e tra gli autori dello studio – abbiamo riscontrato un aumento consistente sia nella temperatura massima, in alcune zone d’Italia anche di 6 gradi centigradi, che in quella minima, con variazioni fino agli 8 gradi nelle catene montane. Se l’aumento della temperatura minima può rappresentare un effetto secondario per gli edifici, che si troveranno ad essere sottoposti a temperature meno rigide di quelle attuali e quindi a meno stress, l’incremento della temperatura massima attesa potrebbe invece comportare la necessità di una revisione degli standard di costruzione per garantire la sicurezza delle opere, come nel caso delle dilatazioni termiche a cui sono soggetti i manufatti lineari come ponti e viadotti”.

Il secondo – che include i risultati di uno studio condotto su scala europea – sulla variazione della temperatura e dell’umidità relativa al 2070, per capire in che misura queste variabili atmosferiche possano incidere sulla corrosione degli edifici. Temperatura e umidità relativa – viene spiegato – aumentando hanno la capacità di accelerare il processo di corrosione delle strutture in acciaio o delle barre d’acciaio presenti all’interno del cemento armato, minandone l’azione di resistenza e quindi mettendo a repentaglio la sicurezza degli edifici. 

Le simulazioni ci dicono che la temperatura nei prossimi 50 anni è destinata ad aumentare in maniera significativa in tutta Europa, seppur con differenze regionali – continua Rianna – l’entità di tale incremento varia dai 3 ai 5 gradi in media, e dipende dagli interventi di mitigazione dei cambiamenti climatici che saranno adottati”. 

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“Questi studi fanno parte di una serie di ricerche mirate a supportare la definizione e revisione degli standard di costruzione europei più adatti al mondo del futuro – conclude Paola Mercogliano, direttrice della divisione Remhi della Fondazione Cmcc – il prossimo passo sarà studiare l’azione del vento; obiettivo finale è quello di supportare decisori politici e costruttori con servizi e informazioni che possano permettere l’aggiornamento degli attuali standard di costruzione”.