Secondo la compagnia svizzera di riassicurazione, mentre il conto totale dei disastri legati al clima resta stabile, cresce quello dovuto a piogge torrenziali e alluvioni soprattutto a causa dell’urbanizzazione
Il rapporto di Swiss Re sull’impatto dei disastri climatici nel 1° semestre ‘22
(Rinnovabili.it) – Nel primo semestre del 2022, i disastri climatici e naturali hanno causato 72 miliardi di dollari di danni nel mondo. Il dato è in linea con la media degli ultimi 10 anni (74 mld $) e decisamente più bassa della cifra toccata nel 2021, quando solo tra gennaio e giugno il conto era arrivato a 91 miliardi. La stima arriva da Swiss Re, compagnia riassicurativa svizzera che ha da poco diramato il consueto rapporto periodico.
Continua la tendenza all’aumento dell’impatto dei disastri climatici sul totale degli eventi calamitosi. Ed è una crescita che riguarda tutti i continenti indistintamente, effetto della crisi climatica che continua a correre verso un riscaldamento globale compreso tra i 2,4 e i 2,9°C e che, localmente, tocca già questi valori in alcune parti dell’anno.
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A far lievitare il totale, nel 1° semestre 2022, sono soprattutto una serie di tempeste invernali in Europa, le inondazioni senza precedenti in Australia e Sudafrica e un elevato numero di temporali negli Stati Uniti e in Europa. Nel complesso, tutti i disastri climatici registrati hanno provocato 35 miliardi di dollari di danni a beni assicurati, una crescita del 22% sulla media degli ultimi 10 anni.
A destare più preoccupazione sono soprattutto tempeste e inondazioni. “Gli effetti del cambiamento climatico sono evidenti in eventi meteorologici sempre più estremi, come le inondazioni senza precedenti in Australia e Sudafrica. Ciò conferma la tendenza che abbiamo osservato negli ultimi cinque anni, ovvero che i rischi secondari stanno determinando i danni assicurati in ogni angolo del mondo”, commenta Martin Bertogg di Swiss Re. “A differenza degli uragani o dei terremoti, questi pericoli sono onnipresenti e aggravati dalla rapida urbanizzazione di aree particolarmente vulnerabili. Data la portata delle devastazioni in tutto il mondo, i pericoli secondari richiedono la stessa valutazione disciplinata del rischio dei pericoli primari come gli uragani”.
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