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Clima: la crisi del petrolio è la prova del nove delle compagnie petrolifere

La crisi dei prezzi del petrolio ha messo in luce i punti deboli del settore, e non tutti sono ottimisti riguardo alle sue prospettive future.

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Credits: Omni Matryx da Pixabay

Secondo l’IEA, le grandi compagnie petrolifere dovrebbero prendere la guida della transizione

(Rinnovabili.it) – Secondo Fatih Birol, direttore dell’Agenzia internazionale per l’energia (IEA), la crisi del mercato del petrolio sarà un banco di prova eccellente per testare la serietà delle politiche climatiche delle grandi compagnie petrolifere. “Se la posizione delle major cambierà o meno, sarà una cartina di tornasole per comprendere quanto prendono sul serio i loro impegni sul riscaldamento globale, ha dichiarato Birol.

All’inizio dell’anno, grandi compagnie petrolifere come Shell e BP hanno annunciato nuovi obiettivi climatici e strategie aziendali di decarbonizzazione. Poco dopo, la situazione mondiale è stata radicalmente trasformata dalla pandemia di coronavirus che, insieme alla crisi dello stoccaggio del petrolio, ha portato ad una forte crisi dei prezzi del combustibile fossile.

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“I mercati petroliferi stanno attraversando un periodo molto insolito, ha detto Birol, “ma sono molto fiducioso che le major europee faranno parte della soluzione per un futuro energetico sostenibile. Tra le compagnie petrolifere dell’eurozona, Shell ed Eni sono considerate le più ambiziose in termini climatici. Tuttavia, nonostante la Transition Pathways Initiative ne abbia lodato i piani di transizione, non sono tutti ottimisti riguardo alle prospettive future del settore petrolifero, specie negli USA.

Intervistato da Euroactiv, il ministro dell’Energia lussemburghese, Claude Turmes, ha sottolineato il pericolo in cui si trovato le società statunitensi di scisto, affermando che l’onda d’urto di un loro fallimento potrebbe avere ricadute anche in Europa. “L’ultima cosa di cui abbiamo bisogno nel bel mezzo di questa crisi è un Lehman Brothers 2, ha avvertito il ministro, riferendosi al crollo della Banca d’investimenti americana nel 2008, che ha provocato un crollo finanziario globale con effetti devastanti per l’economia UE.

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Per ridurre al minimo il rischio finanziario europeo legato al fallimento delle compagnie petrolifere americane, Turmes ha dichiarato di essere a favore di un aumento dei prezzi del carbonio, almeno per il mercato dell’elettricità, al fine di ridurre la dipendenza dell’eurozona dai combustibili fossili.

Secondo Birol, sebbene il rischio per le compagnie petrolifere USA sia senz’altro presente, è tuttavia stato ridimensionato dal relativo assorbimento dei prezzi del petrolio, con i mercati che “sono ancora in uno stato di allerta giallo, non rosso”, ha sottolineato. A detta del direttore dell’IEA, è essenziale che le compagnie petrolifere e del gas “assumano la guida della transizione energetica, modernizzando le loro strategie e aumentando la quota di energie pulite nei loro piani di investimenti”.