Temperature e pioggia i fattori con le anomalie maggiori. +1,2°C di media nel 2020 rispetto al 1971-2000 nei capoluoghi e -132 mm di precipitazioni. Segnali positivi dalla forestazione urbana
Dati riferiti a 44 indicatori di cambiamento climatico
(Rinnovabili.it) – Temperature medie più alte. Ma anche molti giorni estivi in più, meno pioggia e numero di notti tropicali in aumento. È la fotografia del cambiamento climatico in Italia scattata oggi dall’Istat su dati 2020, in un rapporto che mostra quanto il Belpaese sia pericolosamente vicino alla soglia di 1,5 gradi di global warming che con il Paris agreement ci siamo impegnati a non superare.
Il cambiamento climatico nelle città italiane
Le città sono hotspot di riscaldamento globale: solo nei capoluoghi della penisola, in 50 anni la colonnina di mercurio è salita di 1,2 gradi arrivando a 15,8°C, confrontando le temperature medie di oggi con quelle del periodo 1971-2000. I dati Istat rilevano picchi particolarmente elevati in alcune città. L’anomalia termica maggiore è a Perugia, che arriva addirittura a +2,1°C. La tallona da vicino Roma (+2°C), seguita a brevissima distanza da Milano (+1,9°C), Bologna (+1,8°C) e Torino (+1,7°C).
Notizie poco incoraggianti anche sul fronte degli estremi climatici. Nel 2020 i giorni estivi – quelli con temperatura massima maggiore di 25°C – in media sono stati 112, mentre salgono a 56 le notti tropicali ovvero quelle con temperatura che non scende sotto i 20°C. La variazione è consistente: considerando i soli capoluoghi di regione, l’anomalia media è di +15 giorni estivi (ma Aosta ne guadagna 41, Perugia 35 e Roma 27) e +18 notti tropicali (si boccheggia di più a Napoli con ben 53 notti in più, a Milano con 34 e Catanzaro con 33.
Altra serie di dati che colloca l’Italia sulla frontiera del cambiamento climatico: quelli della piovosità. Il 2020 è stato l’anno con meno pioggia dell’ultimo decennio, alla pari con il 2011, con una precipitazione totale annua di 661 mm (media delle stazioni osservate). In città in media la diminuzione di piogge è arrivata a -132 mm sul corrispondente valore medio del periodo 2006-2015. Qui ancor più che con la temperatura gli scostamenti dalla media sono corposi. Napoli resta a secco con -423,5 mm, seguita da Catanzaro (-416) e Catania (-359,7). E rispetto al 2006-2015 ci sono stati 11 giorni senza pioggia in più.
Una situazione di crescente siccità cui non giova il pessimo stato della rete idrica. Nelle reti di distribuzione dell’acqua potabile dei comuni capoluogo di provincia e di città metropolitana, dove si convoglia circa il 33% dell’acqua complessivamente movimentata in Italia, nel 2020 la perdita totale in distribuzione è stata di 0,9 miliardi di metri cubi, pari al 36,2% dell’acqua immessa in rete.
Unica nota davvero positiva: sono sempre più diffusi gli interventi di forestazione urbana. Utili per la mitigazione, nel 2020 sono presenti in 47 capoluoghi (31 nel 2011), per una superficie complessiva di 11,6 milioni di m2. Ma la distribuzione è tutt’altro che uniforme: si va dai 71,2 m2 per ettaro nel Nord-est e 40,4 nel Nord-ovest, ai 13,1 nel Centro, per scendere ai 6,8 al Sud e i 5,2 m2 nelle Isole.