Sezione dedicata a contrastare con dati e informazioni scientifiche verificate i “miti dannosi” sul clima. Facebook allarga il raggio d’azione del suo Climate Science Information Center inaugurato a settembre
(Rinnovabili.it) – Per adesso è una sperimentazione su una fetta di utenti Facebook del Regno Unito. Quando nel feed passa un post con link a una notizia sul cambiamento climatico, il social di Mark Zuckerberg aggiunge un banner che indirizza al Climate Science Information Center. E’ il centro inaugurato a settembre con cui FB ha inaugurato la lotta alle fake news su clima e dintorni. Un centro che adesso si allarga con una sezione interamente dedicata al debunking contro i falsi miti e la disinformazione.
“Abbiamo aggiunto una sezione che presenta fatti che sfatano i miti comuni sul clima – tra cui troppa anidride carbonica nell’atmosfera danneggia la vita vegetale della terra e le popolazioni di orsi polari stanno diminuendo a causa del riscaldamento globale”, spiega Facebook in una nota, rimarcando come il debunking non serva soltanto ad arginare delle campagne coordinate di fake news (disinformation), ma anche a “correggere” le notizie che zoppicano quanto a qualità, cioè quella che tecnicamente viene etichettata come ‘misinformation’.
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La sezione sfida quelli che Facebook definisce ‘damaging myths’, miti dannosi del cambiamento climatico, come la convinzione che il riscaldamento globale sia solo una parte di un ciclo naturale di fluttuazione della temperatura, o che più anidride carbonica atmosferica rinverdisca il pianeta.
L’operazione è affidata a esperti di comunicazione climatica provenienti dalla George Mason University, dallo Yale Program on Climate Change Communication e dall’Università di Cambridge. “La misinformation sul cambiamento climatico è antecedente all’avvento di Internet, ma è stata notevolmente amplificata nel nostro nuovo mondo digitale”, commenta Anthony Leiserowitz del programma di Yale sulla comunicazione sui cambiamenti climatici.
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Questa espansione del centro informazioni di Facebook al momento riguarda Belgio, Brasile, Canada, India, Indonesia, Irlanda, Messico, Paesi Bassi, Nigeria, Spagna, Sud Africa e Taiwan. È già disponibile negli Stati Uniti, in Francia, Germania e Regno Unito. Per chi naviga dai paesi in cui il centro non è disponibile, il banner riporta al sito dell’Unep, l’agenzia per la protezione ambientale delle Nazioni Unite.