Rinnovabili • effetti economici dei cambiamenti climatici

Fino a 50mila mld in più, gli extra-effetti economici dei cambiamenti climatici

Nel nuovo studio della Georgetown University si prende in considerazione una nuova categoria di costi che i modelli attuali non implementano, e che è composta dalle variazioni delle temperature globali. Tra le raccomandazioni degli scienziati, investimenti in adattamento e resilienza

effetti economici dei cambiamenti climatici
Foto di Leonhard Niederwimmer da Pixabay

Gli effetti sull’economia dei cambiamenti climatici

di Tommaso Tetro

(Rinnovabili.it) – Il Pianeta sta sottovalutando gli impatti dei cambiamenti climatici sull’economia. Effetti extra che ‘pesano’ migliaia di miliardi di dollari di danni. Questo il messaggio di allarme contenuto in un nuovo studio (‘Temperature variability implies greater economic damages from climate change’) condotto dalla Georgetown University, insieme con gli scienziati della Warwick University, e pubblicato su Nature communications, secondo cui i modelli attuali di previsione economica non riescono a tenere in considerazione l’imprevedibilità delle variazioni delle temperature globali.

“Le variazioni della temperatura della Terra – spiega Sandra Chapman, del dipartimento di fisica dell’università di Warwick e coautrice dello studio – si traducono in danni economici; il nostro lavoro stima i danni economici aggiuntivi che possiamo aspettarci a causa di queste fluttuazioni della temperatura media globale, oltre al graduale aumento delle emissioni di CO2 in atmosfera”.

Leggi anche Legge sul clima UE: l’Europarlamento chiede -60% di CO2 al 2030

Stiamo parlando di “una nuova categoria di costi economici”, afferma Raphael Calel della McCourt school of Public policy di Georgetown: e cioè “quelli derivanti dalle fluttuazioni imprevedibili ma inevitabili del clima”; fluttuazioni che “dobbiamo affrontare”. E secondo Calel per prevenirle queste “perdite abbiamo bisogno di una serie più diversificata di risposte politiche, con maggiori investimenti in adattamento e sulla resilienza”.

Negli Stati Uniti per esempio ci si basa su un modello di previsione sviluppato dall’economista di Yale William Nordhaus (premio Nobel nel 2018), e su altri due modelli di previsione che discendono dal lavoro di Nordhaus. Ma a detta di Calel in questi modelli non si tiene conto di queste variazioni di temperatura imprevedibili di anno in anno.

Non si tratta soltanto di “una piccola svista”. Nella nuova procedura messa a punto per offrire una stima dei danni economici viene inserita anche la variabilità delle temperature globali: gli extra-danni viaggiano in una forbice compresa da 10 a 50 mila miliardi di dollari odierni nei prossimi 200 anni. Cosa che tradotta significa che il costo del non-agire è “sostanzialmente più alto di quanto si credesse in precedenza”.

Secondo gli esperti è naturalmente “evidente la necessità di ridurre le emissioni a un ritmo più rapido di quello attuale” ma bisogna “anche prepararsi a mitigare gli effetti e i costi”. E in particolare le raccomandazioni politiche riguardano la sicurezza alimentare (servirà un modello più resiliente e a basso impatto), gli investimenti nelle infrastrutture (per resistere meglio alle future condizioni meteorologiche estreme), la creazione di agenzie e supporti sociali (per aiutare i milioni di persone sfollate dalle loro case).

Leggi anche IEA: senza la cattura della CO2, obiettivi climatici impossibili

About Author / La Redazione