Molti Paesi si sono dichiarati disponibili a rivedere i loro piani climatici nazionali (NDC). Solo il Brasile indebolisce gli impegni già presi perdendo credibilità sulla scena internazionale e l’interesse degli investitori
Dopo l’adozione dell’Accordo di Parigi, si è evidenziata la necessità che i Paesi firmatari (197 nel 2015) aumentassero il loro impegno per raggiungere l’obiettivo di limitare il riscaldamento globale a 1,5 ° C entro la fine del secolo. Molti Paesi si sono dichiarati disponibili a rivedere i loro piani climatici nazionali (NDC, Nationally Determined Contributions) e alcune delle più forti economie mondiali hanno già annunciato l’aumento significativo di sforzi e obiettivi. Anche il neopresidente USA Biden ha firmato l’impegno di rientrare nell’Accordo (che era stato abbandonato da Trump).
C’è un Paese, tuttavia, che sta andando esattamente nella direzione opposta: è il Brasile sempre più isolato sulla scena internazionale. L’NDC presentato dal governo Bolsonaro invece di mostrare una maggiore ambizione – denuncia oggi il WWF Brasile – denota l’indebolimento della strategia climatica e cerca di utilizzare manovre procedurali e legali per coprire il suo regresso.
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La crisi causata dalla pandemia richiede anche per il Brasile l’adozione di strategie per la ripresa economica. L’NDC dovrebbe indicare la strada per la ripresa nel ridurre le emissioni di carbonio, catalizzare investimenti e sostegno finanziario internazionale, ampliare le azioni di protezione sociale per le popolazioni più vulnerabili. Al contrario, i nuovi contributi nazionali solleveranno preoccupazione e perdita di credibilità sulla scena internazionale, che diminuirà l’interesse degli investitori e ridurrà ulteriormente la possibilità di nuovi accordi commerciali.
La neutralità delle emissioni non è un impegno, ma un potenziale obiettivo
Contrariamente a quanto affermato dal ministro dell’Ambiente brasiliano Ricardo Salles presentando il nuovo NDC, la neutralità delle emissioni nel 2060 non è un impegno, ma solo un potenziale obiettivo indicativo da prendere in considerazione.
Il raggiungimento degli obiettivi dipende anche dall’attuazione di politiche adeguate nei settori economici con emissioni significative. La mancanza di misure per ridurre la deforestazione e le emissioni di combustibili fossili, l’assenza di fondi per il ripristino delle foreste e l’adozione di sistemi integrati coltura-bestiame-foresta rendono il nuovo NDC una proposta sbiadita rispetto all’impegno iniziale. Singolare anche il breve accenno alla politica nazionale sui cambiamenti climatici, e si tralascia il fatto che il Brasile non raggiunge l’obiettivo di un livello di deforestazione in Amazzonia inferiore a 3.925 km² nel 2020 (attualmente è di oltre 11mila km²).
Altrettanto silenzio l’NDC brasiliano lo riserva alle politiche sociali, che dovrebbero essere strategiche: non sono previste azioni di adattamento e resilienza per proteggere la società brasiliana dagli impatti dei cambiamenti climatici. Secondo il Rapporto State of the Global Climate 2020 la World Meteorological Association stima per quest’anno per l’agricoltura una perdita di quasi 16 miliardi di dollari nel solo Brasile.
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La riduzione delle emissioni richiede uno sforzo collettivo da parte di tutti i Paesi e di vari attori nell’interesse dell’intera società. La preparazione dei NDC deve essere aperta al mondo accademico, alla società civile, al settore privato e pubblico: aumentare gli impegni per la protezione climatica rispetto al 2015 porterebbe benefici economici, ambientali e sociali.