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Allarme dalla più grande spedizione nell’Artico: siamo oltre il punto di non ritorno

300 scienziati di 20 paesi hanno passato 389 giorni a bordo della nave Polarstern nelle acque del Polo Nord. La spedizione scientifica ha raccolto anche 1000 campioni di ghiaccio

Artico: abbiamo superato il punto di non ritorno, avverte la spedizione MOSAiC
Foto di David Mark da Pixabay

Raccolti oltre 150 TB di dati su 100 parametri che descrivono l’impatto del riscaldamento globale nell’Artico

(Rinnovabili.it) – “La scomparsa del ghiaccio marino estivo nell’Artico è una delle prime mine in questo campo minato, uno dei tipping point che abbiamo innescato per primo quando acceleriamo troppo il riscaldamento globale”. Sceglie una metafora di guerra Markus Rex, capo squadra della più grande spedizione scientifica mai condotta al Polo Nord, per anticipare i risultati della ricerca. “Essenzialmente, ci possiamo chiedere se non abbiamo già calpestato questa mina e se non abbiamo già dato il via all’inizio dell’esplosione”.

Rex ha guidato per un anno la spedizione internazionale MOSAiC, 300 scienziati da 20 paesi che hanno trascorso 12 mesi nell’Artico a bordo della nave tedesca Polarstern (Stella polare) per studiarne l’impatto del cambiamento climatico anche durante il periodo invernale. La missione si è conclusa lo scorso ottobre e ha raccolto qualcosa come 150 TB di dati, oltre a un migliaio di campioni di ghiaccio.

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L’analisi di questa mole di dati non è terminata. Il materiale è abbastanza da fornire una panoramica a 360° su tutti gli aspetti più importanti che regolano il clima artico e le sue capacità di resilienza al riscaldamento globale, che nella regione corre a una velocità doppia rispetto al resto del pianeta. I dati raccolti durante la spedizione sono relativi a un centinaio di parametri e miglioreranno la precisione dei modelli climatici previsionali. Includono, tra gli altri, aspetti relativi all’atmosfera, l’oceano, il ghiaccio marino e il comportamento dell’ecosistema marino artico quanto a batteri e plankton in condizioni estreme. Ma le conclusioni preliminari non lasciano molto spazio all’ottimismo.

Il ghiaccio si è ritirato più velocemente nella primavera del 2020 rispetto ai primi anni per cui sono disponibili i dati. E l’estensione della calotta in estate era solo la metà rispetto ad alcuni decenni fa. Le temperature, poi, misuravano 10°C in più rispetto alla pionieristica spedizione Fram, condotta dagli esploratori e scienziati Fridtjof Nansen e Hjalmar Johansen nel 1890.

“Solo la valutazione nei prossimi anni ci consentirà di determinare se possiamo ancora salvare il ghiaccio marino artico tutto l’anno attraverso una forte protezione del clima o se abbiamo già superato questo importante tipping point nel sistema climatico”, ha affermato Rex.

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