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Dal termometro ai castori, un anno di sconvolgimenti nell’Artico

Il consueto rapporto annuale della Noaa statunitense fotografa una regione messa in ginocchio da fenomeni di lungo corso e sfide emergenti, come l’inquinamento acustico causato da rotte navali sempre più frequentate

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Foto di Taken da Pixabay

Anche il boom di castori modifica il bioma artico

(Rinnovabili.it) – Il riscaldamento “rapido e pronunciato” dell’Artico continua a modificare profondamente il volto di questo bioma. Negli ultimi 12 mesi, le regioni a nord del 66° parallelo hanno visto sconvolgimenti a cascata, eventi estremi e crescente variabilità”, fenomeni che hanno “un impatto sulla sicurezza e il benessere delle comunità all’interno e lontano dall’Artico”. Lo scrive la National Oceanic and Atmospheric Administration (Noaa) statunitense nel consueto rapporto riassuntivo annuale.

Il volume del ghiaccio marino ha raggiunto il suo livello più basso mai registrato in aprile. Il ghiaccio marino pluriennale, invece, ha toccato il suo secondo livello più basso. Prosegue la lista dei primati negativi: il mare di Laptev (la ‘culla dei ghiacci’ artici), nel 2021, ha iniziato a sciogliersi prima e ha raggiunto l’estensione minore mai registrata. L’indice di vegetazione della tundra – un dato che serve per misurare l’estensione delle specie vegetali – ha toccato il 2° massimo nei 39 anni di monitoraggio satellitare. Soprattutto, l’Artico continua a registrare un riscaldamento globale doppio rispetto al resto del pianeta.

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A fronte di queste tendenze che sono ormai consolidate, gli scienziati della Noaa sottolineano alcuni nuovi fenomeni emergenti che possono aumentare lo sconvolgimento del bioma artico. Il primo in realtà è già abbastanza noto, anche se le contromisure finora sono ancora all’anno zero: si tratta dei rischi per le infrastrutture e del maggior pericolo di frane causati dallo scioglimento accelerato del permafrost, il suolo perennemente ghiacciato che caratterizza la regione artica.

Il secondo è l’espansione dell’areale dei castori: gli ambienti acquatici in cui è presente questa specie sono raddoppiati dal 2000. Una maggior presenza di castori “trasforma gli ecosistemi della tundra di pianura e degrada il permafrost aumentando la quantità di acqua superficiale non congelata sul paesaggio in inverno”, spiega l’ente americano.

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Infine, il terzo fenomeno emergente è l’inquinamento acustico. Un Artico sempre meno ghiacciato si traduce in più rotte commerciali e più navi in transito. Quest’anno, per la prima volta nella storia una nave è riuscita a percorrere la Rotta del mare del Nord a febbraio (di solito è parzialmente inagibile da novembre a luglio). Ma c’è anche un aumento sensibile dei rifiuti spiaggiati, che per tipologia rimandano a pescherecci – in crescita anch’essi complice la stagione favorevole più lunga.