Le nuove stime fornite da uno studio dell’università di Boulder, in Colorado, anticipano di 10 anni le condizioni ice-free dell’Artico rispetto agli studi più recenti in materia
Il 1° mese intero con l’Artico libero dai ghiacci potrebbe arrivare nel 2035
(Rinnovabili.it) – L’Artico sarà libero dai ghiacci almeno per alcuni giorni durante l’estate già negli anni ’30. A prescindere dalla traiettoria delle emissioni di gas serra globali che seguiremo. Anche nello scenario emissivo migliore, la copertura glaciale del Polo Nord dovrebbe scendere sotto 1 milione di km2, la soglia che viene convenzionalmente usata per dichiarare il passaggio da un Artico “bianco” a uno “blu”. Si tratta di meno del 20% della superficie ghiacciata minima che si registrava durante il massimo estivo negli anni ’80.
Non bisognerà poi attendere molto prima di vedere il primo mese intero con l’Artico libero dai ghiacci. La data dovrebbe essere attorno al 2050 ma la forchetta va dal 2035 al 2067. Già tra 11 anni, quindi, potremmo registrare un mese di settembre con un Polo Nord sostanzialmente privo di ghiaccio. Le nuove stime fornite da uno studio dell’università di Boulder, in Colorado, anticipano di 10 anni le condizioni ice-free dell’Artico rispetto agli studi più recenti in materia.
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I nostri sforzi per tagliare le emissioni globali daranno effetti visibili nella quantità di ghiaccio artico, ma solo per quanto riguarda il consolidarsi di periodi di tempo più o meno lunghi ice-free dopo metà secolo. Anche se un Artico senza ghiacci è inevitabile, in uno scenario emissivo intermedio l’Artico potrebbe liberarsi dai ghiacci solo durante la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno, da agosto a ottobre. Mentre nello scenario con le emissioni più elevate, l’Artico potrebbe rimanere libero dai ghiacci per un massimo di nove mesi entro il 2100.
“Ciò trasformerebbe l’Artico in un ambiente completamente diverso, da un Artico bianco anche d’estate a un Artico blu. Quindi, anche se le condizioni senza ghiaccio sono inevitabili, dobbiamo comunque mantenere le nostre emissioni il più basse possibile per evitare condizioni prolungate senza ghiaccio”, sottolinea Alexandra Jahn, prima autrice della ricerca che è stata pubblicata su Nature Reviews Earth & Environment.