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Il destino dell’accordo di Parigi sul clima è in mano a Cina e Usa

Secondo Climate Action Tracker, nello scenario più ottimista in cui Pechino e Washington traducono in pratica tutti gli annunci, il riscaldamento globale nel 2100 sarà di 2,1°C

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Le promesse di Xi e Biden mettono l’accordo di Parigi a portata di mano

(Rinnovabili.it) – Le promesse sul clima della Cina e degli Stati Uniti di Joe Biden sono abbastanza per un cambio di rotta globale? Secondo Climate Action Tracker (CAT) sì. Il team formato da Climate Analytics  e New Climate Institute che monitora il livello dell’ambizione climatica rispetto agli obiettivi dell’accordo di Parigi è molto ottimista. E lo scrive nero su bianco in un rapporto in cui, per la prima volta, la soglia dei 2°C sembra a portata di mano.

Per gli analisti di CAT, la promessa di Xi Jinping di portare Pechino alla neutralità climatica entro il 2060, annunciata lo scorso settembre all’assemblea generale delle Nazioni Unite, e le misure contenute nel piano sul clima che Biden ha presentato in campagna elettorale, sono un passo avanti decisivo. Tanto che potrebbero addirittura mantenere il riscaldamento globale a 2,1°C alla fine del secolo. Appena un decimo di grado oltre il margine superiore della forchetta pattuita con l’accordo di Parigi.

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E’ un cambiamento molto significativo viste le previsioni passate elaborate da CAT. Solo l’anno scorso, a settembre, gli analisti prevedevano che il riscaldamento globale sarebbe arrivato a 3,2°C entro il 2100, superando la soglia dei 2 gradi già nel 2053. E restava un 10% di probabilità che il termometro a fine secolo salisse ancora di più, fino ai 4°C.

Tuttavia, il rapporto non suggerisce affatto di sedere sugli allori. Perché i nuovi dati riflettono la portata di quelli che, per il momento, sono solo annunci. In altri termini, quello elaborato da CAT è uno scenario che potremmo definire ‘il migliore dei mondi possibili’, almeno per ora. Cioè quello in cui tutte le promesse di Cina e Stati Uniti vengono tradotte in pratica e rispettate. Resta quindi ancora valido l’ultimo aggiornamento sull’azione climatica globale di CAT reso pubblico lo scorso settembre. Qui gli analisti valutavano in un ventaglio tra i 2,7 e i 3,1°C il riscaldamento globale a fine secolo in base alle politiche attualmente vigenti.

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L’ostacolo maggiore secondo CAT? I piani a breve termine per ridurre le emissioni, quelli al 2030. Che per ora non sono assolutamente sufficienti per rispettare gli obiettivi finali. “I paesi non hanno ancora adeguato le loro azioni a breve termine per essere su un percorso verso l’obiettivo a lungo termine”, spiega alla BBC Niklas Höhne di CAT. “Gli obiettivi a lungo termine sono più facili, sono lontani. Ma le azioni a breve termine […] influenzano i cittadini, influenzano gli elettori. Ed è per questo che questo sono molto più difficili da eseguire”.