Il sindaco Bloomberg ha presentato ieri un piano finalizzato a rendere la città meno vulnerabile alle calamità naturali, quali uragani, ondate di calore e innalzamento del livello del mare
Essere preparati a fenomeni quali l’uragano Sandy – che lo scorso anno ha ucciso più di 100 persone tra New York, New Jersey e Connecticut, provocando danni per 19 miliardi di dollari – è diventa una vera e propria necessità per la Grande Mela: la soluzione sarebbe quella di investire la stessa somma dei costi di riparazione dei danni in misure protettive e in tecnologie che rendano le infrastrutture per le telecomunicazioni e le reti elettriche più robuste, flessibili e intelligenti.
Non solo, prepararsi agli effetti dei cambiamenti climatici significa anche essere in grado di affrontare fenomeni quali l’innalzamento del livello del mare e le ondate di calore. Un rapporto commissionato dal sindaco sottolinea come nei prossimi 40 anni il numero delle giornate afose potrebbe raddoppiare o addirittura triplicare e che il livello dell’acqua che circonda gli 836 chilometri di costa di New York potrebbe aumentare di 60 centimetri, mettendo a rischio le abitazioni e le aziende situate lungo le rive.
Il piano messo a punto dall’amministrazione – un documento di ben 430 pagine – prevede una serie di interventi che vanno da argini e pareti protettive a dune di sabbia per tamponare eventuali mareggiate. Lo scopo è soprattutto quello di garantire agli otto milioni di cittadini newyorkesi un corretto funzionamento del trasporto pubblico, viabilità, sistema fognario, assistenza sanitaria, energia e distribuzione alimentare, anche in presenza di mutate condizioni climatiche.
“Potremmo decidere di non fare nulla ed esporre noi stessi e la città ad una crescente frequenza di eventi come Sandy – ha affermato Bloomberg – oppure potremmo fare gli investimenti necessari per costruire una New York più forte e resiliente, investimenti che si ripagheranno da soli più e più volte nel corso degli anni a venire”.