Crollo del 18% nelle semine OGM in Europa. Nel mondo la superficie coltivata si è ridotta di 1,8 milioni di ettari
(Rinnovabili.it) – In 20 anni, le coltivazioni di OGM sono cresciute di 100 volte a livello globale. Ma per il primo anno dal 1996, la superficie seminata a biotech è inferiore al precedente. Lo certifica il rapporto 2015 dell’International Service for the Acquisition of Agri-Biotech Applications (ISAAA), nel quale si legge che, l’anno scorso, 179,7 milioni di ettari su tutto il pianeta sono stati coltivati con OGM. Nel 2014 erano 181,5. Dunque, 1,8 milioni di ettari in meno.
In Europa il calo è ancora più sensibile. Se nel 2014 era stato del 3% rispetto al 2013, nel 2015 abbiamo assistito ad un crollo verticale del 18%. La picchiata è stata trainata dalla Spagna, che coltiva il 92% di tutto il mais OGM targato Monsanto piantato nel vecchio continente, dove è l’unico autorizzato. La superficie totale dedicata al biotech nell’Unione è di 116.870 ettari, secondo i calcoli dell’ISAAA, e trova posto in 5 Paesi su 28: Spagna (107.749 ettari, -21% rispetto al 2014), Portogallo, Romania, Slovacchia e Repubblica Ceca.
L’Italia ha notificato alla Commissione europea, lo scorso anno, la richiesta di vietare la coltivazione di OGM sul proprio territorio. La stessa procedura è stata seguita da altri 18 Stati membri: Austria, Bulgaria, Cipro, Croazia, Danimarca, Francia, Germania, Grecia, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Olanda, Polonia, Slovenia e Ungheria, mentre la Gran Bretagna ha presentato domanda per Scozia, Galles e Irlanda del Nord e Belgio per la Vallonia.
Se nel vecchio continente le piante ingegnerizzate non trovano il favore dei consumatori, nei Paesi in via di sviluppo le multinazionali hanno ancora molta presa. Asia, Africa e Sud America hanno piantato OGM su una superficie di 97,1 milioni di ettari, il 54% del totale globale. Inoltre, 20 nazioni sulle 28 che seminano biotech sono Paesi emergenti. E se la siccità ha fatto crollare del 23% l’area dedicata agli organismi manipolati in Sudafrica, si tratta solo di un incidente di percorso. Gli accordi di libero scambio che favoriscono gli investimenti nel Sud del mondo delle grandi imprese dell’emisfero settentrionale, sono destinati a dare i loro frutti.