L'allarme del ministro dello Sviluppo Regionale dopo che lo scorso venerdì il crollo della diga di Corrego do Feijao ha causato 84 morti e ancora centinaia di dispersi.
La più grande società mineraria al mondo ferma l’estrazione in diversi siti a rischio: intanto l’ONU avvia un’indagine per valutare la tossicità degli scarti minerari
(Rinnovabili.it) – Fabio Schvartsman, direttore esecutivo di Vale SA, la più grande compagnia d’estrazione di metalli ferrosi al mondo, ha annunciato la dismissione di 10 miniere a rischio in Brasile. Lo scorso venerdì, la diga di Corrego do Feijao, costruita per raccogliere acque di scarto dell’attività mineraria, è crollata riversando milioni di m3 di acque tossiche sulla città di Brumadinho nello stato del Minas Gerais (sud est del Brasile), causando 84 morti accertati e centinaia di dispersi.
La misura costerà alla compagnia una perdita stimata di 1,3 miliardi di dollari nei prossimi 5 anni e un calo di estrazioni pari a 40 milioni di tonnellate di materiali ferrosi annui (nel 2017, la produzione arriva a 366.511 milioni di tonnellate) e 11 milioni di tonnellate di pellet (piccole sfere ricavate da minerale di ferro fine utilizzate nell’industria siderurgica; nel 2017 Vale SA ne ha prodotte 50.300 milioni di tonnellate) all’anno.
Intanto le autorità brasiliane stanno conducendo indagini per chiarire le responsabilità della tragedia: ieri 3 impiegati della compagnia diretta da Schvartsman, di cui 2 manager della diga di Corrego do Feijao, sono stati arrestati. In manette anche due ingegneri della società di supervisione tedesca TUV SUD.
Gli esperti della Commissione diritti umani delle Nazioni Unite hanno avviato un’indagine per porre luce sui livelli di tossicità degli scarti prodotti dalle miniere ferrose di proprietà di Vale SA. Contemporaneamente, l’ONU ha invitato il Governo brasiliano ad accelerare le procedure di controllo sulla sicurezza delle miniere poste in prossimità delle dighe e di non autorizzare nuove attività d’estrazione fintanto che la procedura non sia portata a compimento.
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In Brasile, le dighe classificate come ad alto rischio sarebbero 4 mila, secondo quanto dichiarato dal ministro dello Sviluppo Regionale, Gustavo Canuto. Di queste 205 conterrebbero materiali di risulta da estrazioni minerarie, 106 nel solo Stato del Minas Gervais, secondo il PM incaricato delle indagini sul disastro. Appena il 3% di queste dighe sarebbe stato ispezionato secondo i dati riportati dall’Agenzia Nazionale delle Acque per il 2017. Lo stesso Canuto ha chiarito che il Governo brasiliano non dispone delle risorse necessarie a ispezionare tutte le dighe in questione e si concentrerà a procedere inizialmente solo su quelle che richiedono maggiore urgenza.
Nel 2015, un’altra diga, quella della miniera di Samarco, gestita in cooperazione da Vale SA e BHP, crollò nei pressi di Mariana (ancora nello stato del Minas Gerais), causando 19 morti. In quell’occasione, le due compagnie si accordarono con il Governo brasiliano per il pagamento di un’ammenda record da 1,7 miliardi di euro, senza però essere costrette ad avviare un iter di revisione dei sistemi di sicurezza adottati nei siti minerari.
Il prossimo 4 febbraio, il Parlamento brasiliano si riunirà per la prima volta dopo l’insediamento di Bolsonaro. All’ordine del giorno ci saranno, per assurdo, diverse misure tese alla semplificazione delle concessioni minerarie, esenzioni in materia di sicurezza per alcune attività produttive pericolose e maggiore flessibilità nelle prescrizioni ambientali.