Dilma Rousseff mette i sigilli a una fetta di Amazzonia da 6mila chilometri quadrati. Un argine contro la deforestazione selvaggia
La tutela federale delle aree è uno degli strumenti utilizzati dall’esecutivo di Dilma Rousseff per arginare il continuo disboscamento e cercare di mantenere intatta una fonte naturale di riduzione delle emissioni di gas serra. La politica climatica del Paese punta su questa strategia per creare riserve in grado di operare indisturbate nell’abbattimento della CO2. Anche perché, a differenza della maggior parte degli altri Stati, in cui la CO2 in atmosfera deriva dal bruciare combustibili fossili, in Brasile la colpa principale è proprio della deforestazione.
I gruppi ambientalisti esultano alla decisione governativa. Mauro Armelin, del WWF, ha sottolineato che «tutto ciò è importante per salvaguardare specie amazzoniche uniche al mondo, come alcuni tipi di primati».
Nell’area dell’Alto Maues vivono infatti, secondo l’organizzazione, 13 specie di primati e più di 600 specie di uccelli. Tuttavia, gli ambientalisti sanno bene che una dichiarazione del governo o un pezzo di carta con il timbro non basteranno a garantire l’integrità della riserva. Dall’anno scorso i taglialegna illegali e i land grabbers hanno aumentato l’attività, sfidando i controlli governativi. Per la verità, la politica brasiliana in tema di deforestazione è piuttosto ambigua: è di pochi giorni fa la notizia del rifiuto del governo di firmare il piano Onu anti-deforestazione. La distruzione della foresta più grande del mondo ha raggiunto il 29 per cento nel 2013, ovvero 5.891 chilometri quadrati.