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Brasile, bloccata legge pro deforestazione. Ma la prossima è già pronta

Il presidente brasiliano ha messo il veto sul disegno di legge che avrebbe portato alla deforestazione di 570 mila ettari. Ma è già pronta la successiva

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(Rinnovabili.it) – Inatteso e forse ormai insperato, è arrivato il veto del presidente brasiliano Michel Temer sul provvedimento che avrebbe smantellato irrimediabilmente gran parte delle politiche ambientali del paese. Il piano era già stato approvato dal Congresso, e  si concretizzava in due misure che avrebbero ridotto drasticamente le dimensioni delle aree protette, scoprendo il fianco alla deforestazione selvaggia in Amazzonia. Erano a rischio 570 mila ettari di alberi, esposti allo sfruttamento del settore agricolo e minerario. Non a caso i primi sostenitori della legge sono gli allevatori, lobby potentissima in Brasile che può contare su un buon numero di appoggi politici. Solo il veto del presidente avrebbe potuto fermare l’iter, e così è stato. Nonostante il capo dello stato abbia stretti legami con l’industria della carne, sia indebolito dalle accuse di corruzione e rischi di non concludere il mandato, ha deciso di negare il suo benestare.

Tuttavia la tregua per le foreste pluviali rischia di essere breve. Domenica scorsa, il ministro dell’ambiente Jose Sarney Filho ha detto che un nuovo disegno di legge è allo studio, che toglierebbe protezione a 445 mila di ettari di foresta nello stato del Pará. I legislatori stanno valutando regole di autorizzazione ambientale per le infrastrutture piuttosto lassiste, favorendo l’agricoltura industriale e i grandi progetti industriali. Sul tavolo c’è anche una proposta che cambierebbe la modalità con cui vengono classificate le terre appartenenti ai popoli indigeni, riducendo potenzialmente la loro dimensione e indebolendone le protezioni.

 

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Secondo quanto Jaime Gesisky, del WWF Brasile, ha detto all’Associated Press, il veto di Temer è un’abile mossa propagandistica ideata per preservare la sua immagine durante un viaggio in Norvegia. Il paese scandinavo è infatti il maggior contribuente al Fondo per l’Amazzonia brasiliana, istituito per aiutare a ridurre la deforestazione nel paese. In realtà, spiega Gesisky, «lascia che sia il suo ministro a fare l’accordo con i legislatori che hanno interessi nella regione».

Nonostante alla COP 21 di Parigi il Brasile avesse promesso di tagliare le emissioni principalmente con una riduzione della deforestazione, nell’ultimo anno il tasso di disboscamento è aumentato del 29% rispetto al precedente, dopo dieci anni di calo continuo.