Durante la presentazione del Sesto rapporto sulla Sostenibilità Ecodom, a Roma, l’esperto Gunter Pauli spiega come cambiare marcia per una economia sostenibile, a misura d’uomo e di ambiente
(Rinnovabili.it) – Set targets. Define strategies. Inspire Children. Gunter Pauli, economista belga di fama internazionale e fondatore di Zeri (Zero Emission Reserarch iniziative) inchioda alla sedia (più di un’ora) la platea, durante la Presentazione a Roma del Sesto rapporto di Sostenibilità di Ecodom – il consorzio italiano per il recupero e il Riciclaggio dei Rifiuti da Elettrodomestici e Apparecchiature Elettroniche (RAEE). E alza (magistralmente) l’asticella del dibattito: racconta sei progetti dei 188 sviluppati in tutto il mondo. Per dimostrare (riuscendoci) che la via dello sviluppo ecosostenibile del pianeta è la Blue Economy, l’economia basata su tecnologie ispirate dal funzionamento della natura, che si integrano e si combinano armoniosamente con le caratteristiche del territorio, le competenze di arti e mestieri, le conoscenze scientifiche, nel rispetto degli equilibri naturali e dell’essere umano (a rifiuti zero).
Rivoluzionaria l’idea dei vertici di Ecodom di aprire le menti (e sollecitarle), guardare al futuro comprendendo quali vantaggi e benefici possono derivare da un’economia dove non c’è rifiuto – come quella che descriverà poco dopo Gunter Pauli – partendo dalla fotografia del tesoro (ingente) di materie prime contenute negli elettrodomestici, ancor oggi largamente sprecate o inutilizzate nonostante gli eccellenti risultati conseguiti dal Consorzio, nato per gestire i Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche (RAEE). Sono settantamila 955 le tonnellate di RAEE gestiti nel 2013, di cui circa 35 mila di frigoriferi, congelatori, condizionatori (R1) e oltre 35 mila di lavatrici, lavastoviglie, scalda acqua, forni, cappe (R2), oltre a 488 tonnellate di piccoli elettrodomestici, elettronica di consumo e computer (R4), ha ricordato il Presidente uscente, Alberto Borroni. Grazie alle modalità di trattamento adottate da Ecodom è stata evitata l’immissione in atmosfera di circa 856 mila tonnellate di CO2, con il riciclo di 63 mila 312 tonnellate di materie prime seconde ed un risparmio energetico di 270 mila Giga Joule: il fabbisogno pari a quello di una città di 64 mila abitanti, come Carrara.
Il ferro – con oltre 42 mila tonnellate recuperate, pari a 6 Tour Eiffel – la plastica – con circa 7500 tonnellate recuperate – vi si possono produrre 6 miliardi di mattoncini delle costruzioni giocattolo – , l’alluminio – oltre 2 mila tonnellate, utili per produrre 105 milioni di lattine da 33 cl – e il rame – con oltre 1600 tonnellate recuperate vi si potrebbe produrre un cavo lungo da Milano a Mosca – guidano la classifica del “bottino” (ma Ecodom vuol fare di più) ricavato dai RAEE nel 2013.
Per tutti gli attori coinvolti, lavorare per rendere il sistema del riciclo più efficiente, snellendo la burocrazia, dialogando con i rappresentanti del Governo e delle Istituzioni, nazionali ed europee, per ottenere risultati ancor più soddisfacenti, è un impegno forte che richiede volontà di conoscenza e coraggio, nel lanciarsi in nuove iniziative – come ha sottolineato Giampiero della Zuanna, membro della Commissione Ambiente del Senato, deluso per i risultati raccolti con il recente decreto (Dlgs N.49 del 14 marzo 2014) con cui l’Italia ha recepito la direttiva 2012 /19/UE sui rifiuti RAEE.
Con il nuovo decreto, nasce il servizio “uno contro zero” – ha spiegato a Rinnovabili.it il Direttore generale di Ecodom, Giorgio Arienti, spiegando che la RAEE potrebbe crescere nonostante la crisi che ha frenato i consumi. “Solo un terzo dei RAEE viene smaltito in modo corretto. In base al decreto i distributori con superficie di vendita superiore a 400 mq dovranno ritirare gratuitamente elettrodomestici di piccole dimensioni (non superiori a 25 cm), senza che il cliente acquisti un altro apparecchio”. Oggi, ha aggiunto Arienti, “il sistema RAEE attraversa un momento di passaggio, dopo il recepimento del Parlamento della direttiva comunitaria, i cui effetti si vedranno probabilmente solo nel 2015. Ma anche perché dopo tanti anni di crescita significativa, nel 2013 si registra una flessione, dovuta al fatto che molti dei rifiuti finiscono in mani diverse da quelle dei sistemi di raccolta che li smaltiscono correttamente”.
Le aspettative dal semestre di Presidenza italiana in Europa? “Il Parlamento europeo ha già fatto la sua parte due anni fa con la direttiva che è stata recepita in Italia. Ora tocca al legislatore: c’è una serie di decreti attuativi da emanare, fra cui quello che specificherà come dovrà essere messo in atto il ritiro “1 contro 0”. Poi c’è il sistema, nel quale oltre a mantenere standard di qualità elevati, occorre aumentare la consapevolezza dei cittadini sul tema che questi rifiuti vanno consegnati nelle mani giuste. Dai 4 Kg per abitante l’anno, potremmo raccoglierne tre o quattro volte tanto”.
Per Alberto Borroni l’auspicio è dunque “Riuscire a costruire una vera e propria economia del riciclo, favorendo una simbiosi industriale in cui le materie prime scartate come rifiuti possano essere utilizzate, come risorse, da altre industrie. E’ questo il sentiero lungo il quale Ecodom vuole camminare, per contribuire a creare un’economia a bassa intensità di carbonio, che riesca a disaccoppiare la crescita dall’uso delle materie prime, dall’emissione di gas che alterano il clima e, più in generale, dall’inquinamento”.
Questo, il tema su cui Gunter Pauli, fondatore della rete internazionale di scienziati, studiosi ed economisti (ZERI- Zero Emission Reserach Iniziative), impegnati a individuare e progettare soluzioni innovative per lo sviluppo ecosostenibile del pianeta, è stato invitato a dare la sua visione di esperto.“Faccio parte dell’economia verde da oltre trent’anni. Un’economia che non rappresenta neanche l’1% dell’economia mondiale. Dopo miliardi di sovvenzioni, dobbiamo ammettere che possiamo fare di più”. Come? Lo spiega subito. La parola chiave è Integrazione: creare una cultura basata sui prodotti naturali, sulle tradizioni, sulla salute, adottando modelli che mutuano ciò che accade in natura, può portare a risultati inattesi, generando, come spiega nel suo libro Blue Economy, “in dieci anni, con 100 innovazioni, 100 milioni di posti di lavoro”.
“La Green Economy” è una buona idea, ma non basta. Occorre cambiare prospettiva, dichiarandoci disposti a reindustrializzare l’Europa in modo nuovo, integrando in un ciclo virtuoso le quattro economie globalizzate (e separate): delle materie prime;dei prodotti finali; della finanza; dei rifiuti”. Stop alle analisi continue dei problemi, in Europa molto frequenti. Spazio alla fantasia, alla visione, immerse nella realtà, e declinate alla luce di rischi e di conoscenze scientifiche, per individuare sempre un portafoglio di opportunità. Come quelle che l’imprenditore (economista) ha citato attingendo dall’esperienza personale maturata con progetti in tutto il mondo, l’80% dei quali in America Latina, Asia e Africa; dimostrando i benefici economici e sociali dell’attuazione di tecnologie ispirate dal funzionamento della natura. Così accade con i fondi di caffè, scrigno di importanti nutrienti, sostrato ideale per la crescita di funghi, capaci di fornire, nelle zone del pianeta adibite a coltivazioni di caffè, un’ alimentazione ricca di proteine per gli agricoltori, mangime per gli animali e sicurezza alimentare: un modello che da dieci anni viene condotto con successo nello Zimbawe, e che a Parigi ha dato vita ad un accordo per la fornitura di funghi freschi nei più importanti ristoranti della capitale. Da venti tazze di caffè si può produrre una stoffa in grado di eliminare gli odori. La Timberland lo fa: nelle sue scarpe è presente un 20% di caffè.
Anche chi produce elettrodomestici può ricavare prodotti innovativi: con il 20% di caffè nel poliuretano del frigorifero, non ci sono più odori. E ancora: allevamenti di bachi da seta per fertilizzare i suoli esposti a desertificazione, tornando a produrre la seta che ha qualità antibatteriche eccezionali. Sistemi a pompa con pneumatici di biciclette riciclati per abbattere lo spreco d’acqua degli scarichi nei bagni (per signori) come è accaduto in Svizzera in tutti gli edifici pubblici; produrre carta (riciclabile per sempre), utilizzando gli scarti minerari ed anche tessuti per calzature, miscelando gli scarti con determinati polimeri; installare pannelli solari che funzionano anche la notte, e raffrescano l’ambiente; inserire generatori di energia, alimentati dal movimento, nelle calzature e mettere a punto smartphone (da riciclo controllato) con software aperti e batterie sostituibili.
E’ questo la Blue Economy – conclude Pauli – “taglia i problemi del passato e genera nuova economia. Con progetti capaci di ispirare i nostri figli”. E porta l’esempio italiano di Novamont, l’azienda italiana di cui è presidente, che grazie alla joint Venture con Eni-Versalis ( Matrica)“ha creduto nel sogno, sotto la spinta determinata di Catia Bastioli, donna eccezionale e Ad di Novamont”. Il sogno, “che si sta realizzando e sarà pronto fra breve, prevede, fra gli obbiettivi, quello di trasformare l’ex stabilimento petrolchimico di Porto Torres nella prima bioraffineria integrata al mondo, valorizzando materie prime rinnovabili, come olii vegetali da cardo, e utilizzando terreni marginali, non coltivabili ad uso alimentare, dove cresce spontaneamente il cardo”.