Gli Aichi Biodiversity Targets, stabiliti nel 2010, si sono rivelati un buco nell'acqua: nessuno può considerarsi completato e solo sei si ritengono “parzialmente raggiunti”.
Pubblicato il Global Biodiversity Outlook delle Nazioni Unite
(Rinnovabili.it) – La perdita di biodiversità e il degrado della natura stanno aiutando la diffusione di malattie devastanti per esseri umani e animali. La pandemia di coronavirus che ha segnato questo 2020 ne è una prova, le altre sono contenute nel nuovo Global Biodiversity Outlook. Il report, redatto dalla Convenzione sulla diversità biologica delle Nazioni Unite, torna nella sua quinta edizione per fornire un quadro puntuale della situazione. E per ricordare, ancora una volta, come la biodiversità sia uno strumento fondamentale per affrontare i cambiamenti climatici, per garantire la sicurezza alimentare a lungo termine e soprattutto per prevenire ulteriori pandemie.
Lo studio di quest’anno è considerato particolarmente significativo, perché funge da “pagella finale” per gli Aichi Biodiversity Targets, una serie di 20 obiettivi stabiliti nel 2010, all’inizio del Decennio delle Nazioni Unite sulla biodiversità. La maggior parte di questi target dovevano essere entro la fine di quest’anno. Tuttavia, nessuno dei venti può considerarsi completato e solo sei si ritengono “parzialmente raggiunti”.
“Il tasso di perdita di biodiversità non ha precedenti nella storia umana e le pressioni si stanno intensificando”, spiega Elizabeth Mrema, Direttore esecutivo della Convenzione. “I sistemi viventi della Terra, nel loro insieme, sono stati compromessi. E più l’umanità sfrutta la natura in modi insostenibili e mina i suoi contributi, più ipoteca il nostro stesso benessere, la sicurezza e la prosperità”.
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Nonostante questo evidente fallimento sia motivo di preoccupazione, gli autori dell’Outlook si premurano di sottolineare che praticamente tutti i Paesi stanno ora adottando misure per proteggere la biodiversità. “Il tempo stringe, ma la pandemia ci ha anche mostrato che è possibile apportare cambiamenti trasformativi quando la situazione lo richiede“,continua Mrema. “Le decisioni e il livello di azione che fissiamo oggi avranno conseguenze importanti per tutte le specie, inclusa la nostra, nel bene e nel male”.
Nel rapporto sono contenute alcune raccomandazioni, o “transizioni”, che delineano un percorso per abbandonare il “business as usual” e invertire la perdita di biodiversità.
- La transizione terrestre e forestale: mantenere intatti gli ecosistemi, ripristinare quelli degradati, utilizzare la pianificazione dell’uso del suolo.
- La transizione verso un’agricoltura sostenibile: riprogettare i sistemi di coltivazione utilizzando approcci agroecologici o innovativi per aumentare la produttività riducendo al minimo gli effetti negativi sulla biodiversità.
- La transizione verso sistemi alimentari sostenibili: promuovere diete sostenibili e sane che enfatizzino una diversità di alimenti, principalmente di origine vegetale, e un consumo più moderato di carne e pesce, nonché una notevole riduzione dei rifiuti nella catena alimentare e nel consumo.
- La transizione verso oceani sostenibili: proteggere e ripristinare gli ecosistemi marini e costieri, ricostruire la pesca e gestire l’acquacoltura e altri sistemi di sfruttamento degli oceani garantendo la sostenibilità.
- La transizione di città e infrastrutture: distribuire una “infrastruttura verde” e dare un posto alla natura nell’ambiente costruito, al fine di migliorare la salute e la qualità della vita dei cittadini, riducendo l’impronta ambientale dei centri urbani.
- La transizione verso un uso sostenibile dell’acqua dolce: adottare un approccio integrato che garantisca il flusso essenziale dei fiumi per la natura e le popolazioni, migliorando la qualità dell’acqua, proteggendo gli habitat critici, controllando le specie esotiche specie invasive e proteggere la connettività degli ecosistemi.
- La transizione verso un’azione per il clima sostenibile: adottare soluzioni basate sulla natura eliminando rapidamente l’uso di combustibili fossili per ridurre l’entità degli effetti del cambiamento climatico
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