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Studio Greenpeace: allevamenti intensivi e deforestazione distruggono la biodiversità

Nei giorni della Cop27 Greenpeace pubblica uno studio sulla relazione tra allevamenti intensivi e deforestazione con la perdita di biodiversità

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via depositphotos.com

(Rinnovabili.it) – In occasione della giornata della COP27 dedicata alla biodiversità, Greenpeace pubblica uno studio sulla perdita di biodiversità in Europa, generata dagli allevamenti intensivi e dalla deforestazione; un’attività quest’ultima spesso legata alla realizzazione di prodotti di breve durata come carta o legna da ardere. Lo studio racconta una serie di casi specifici in cui la biodiversità del continente è messa a rischio senza interventi decisi da parte dei governi europei. 

“L’Europa deve fare ordine in casa propria se vuole dimostrare una vera leadership globale nella protezione della natura e del clima. La realtà sul campo è lontana dagli impegni presi sulla carta: continuiamo a disboscare preziose foreste che ci proteggono dagli eventi meteorologici estremi, anche in aree protette Natura 2000, o a inquinare per produrre a livello intensivo sempre più carne e latticini. I governi europei ora devono cambiare marcia e accelerare gli sforzi per porre fine alla perdita di biodiversità e di natura”, ha dichiarato Federica Ferrario, responsabile campagna agricoltura di Greenpeace Italia.

Allevamenti intensivi e deforestazione stanno ammazzando la biodiversità in Europa

Failing nature. How life and biodiversity are destroyed in Europe” è un’indagine su  Italia, Austria, Belgio, Bulgaria, Danimarca, Germania, Paesi Bassi, Polonia, Romania, Spagna, Svezia, Svizzera e Ungheria, che misura gli impatti dei 13 paesi sulla natura attraverso una serie di attività come agricoltura intensiva, pesca, deforestazione, allevamenti intensivi e progetti di infrastrutture obsolete. 

Dal 7 al 19 dicembre si terrà il vertice ONU sulla biodiversità, che farà il punto sulla soluzione globale e dovrà fornire un quadro internazionale per il prossimo decennio. L’invito, da parte della ONG, è che i governi raggiungano un accordo globale con obiettivi vincolanti, che consenta di mettere al sicuro almeno il 30% di suoli e oceani entro il decennio, nel rispetto dei diritti delle popolazioni indigene e delle comunità locali in generale, con investimenti in conservazione e sanzionando le attività distruttive. La richiesta della ONG è che i leader europei guidino in questo senso la discussione: “I capi di Stato dell’Unione Europea devono dare prova di leadership al prossimo vertice sulla biodiversità. L’Europa e il mondo hanno bisogno di un New Deal per la natura”.