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Biodiversità e ecosistemi acquatici a rischio, colpa delle specie aliene

Le associazioni ambientaliste scrivono al ministro Cingolani chiedendo di mettere ordine. Sono ecosistemi fondamentali per il mantenimento della natura del Pianeta, custodiscono il 35% delle specie note di vertebrati

specie aliene
Foto di Rethinktwice da Pixabay

di Tommaso Tetro

(Rinnovabili.it) – La biodiversità e gli ecosistemi acquatici sono a rischio per le immissioni illegali di specie aliene. Lo dicono alcune associazioni ambientaliste, tra cui Legambiente, Aiiad (Associazione italiana ittiologi acque dolci), Cirf (Centro italiano per la riqualificazione fluviale), e Wwf che hanno anche scritto una lettera al ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani per mettere ordine in questo ambito.

Gli ecosistemi acquatici – spiegano le associazioni – contribuiscono “in modo determinante al mantenimento della biodiversità del Pianeta, custodendo il 35% delle specie note di vertebrati”. Il declino di natura avviene per esempio – cosa prevista per l’immediato futuro – con un tasso di estinzione molto più elevato per la fauna d’acqua dolce (circa il 4% per decade) rispetto a quello degli ecosistemi terrestri e marini (circa l’1% per decade).

Al ministro viene messa in evidenza “l’importanza del decreto direttoriale del 2 aprile 2020” contenente “norme per regolamentare la gestione delle attività connesse alla pesca sportiva e al turismo, importanti per garantire la tutela delle specie ittiche a rischio”. Si tratta di un decreto che stabilisce “i criteri che gli enti di gestione (Regioni, Province) devono seguire per richiedere al ministero per la Transizione ecologica l’autorizzazione per l’immissione delle specie ittiche non autoctone nelle acque interne italiane. L’istanza deve essere corredata da uno studio del rischio che dimostri come a seguito dell’immissione non intervenga alcun impatto a livello ecosistemico tale da compromettere gli habitat naturali o la fauna e la flora selvatiche. Questo strumento normativo è fondamentale per mettere finalmente ordine nel caotico panorama delle immissioni faunistiche in natura in Italia”.

“Riteniamo che la gestione degli ecosistemi naturali e delle risorse ittiche necessiti di attività molto più complesse, articolate e continuative rispetto ai semplici ripopolamenti – viene scritto dalle associazioni – e che tutte le attività connesse alla pesca sportiva debbano essere sempre improntate al rispetto della natura in un contesto di sostenibilità, in modo da garantire la salvaguardia delle risorse naturali per le generazioni future. Per tutte queste ragioni auspichiamo la rapida adozione della tabella delle specie consentite allegata al decreto e chiediamo al ministero di aumentare la vigilanza sul territorio e la sorveglianza, attraverso i Carabinieri forestali e le altre forze dell’ordine, del rispetto delle norme a tutela della biodiversità e della fauna ittica”.

Nonostante il valore di questo patrimonio da tutelare e valorizzare – osservano le associazioni – la Federazione italiana pesca sportiva attività subacquea e nuoto pinnato (Fipsas) ha manifestato la propria contrarietà al decreto che stabilisce i criteri per le immissioni delle specie ittiche nei fiumi anche ai fini della pesca sportiva e del turismo, considerandolo “eccessivamente restrittivo e limitante rispetto alle consuete attività di ripopolamento effettuate a livello nazionale svelando, di fatto, l’usuale pratica di immettere specie esotiche non controllate nelle acque interne”.