50 scienziati, guidati dall’Institut des Sciences de l’Évolution de Montpellier, riescono per la 1° volta a dettagliare quanto pesano sul declino dell’avifauna in Europa l’agricoltura intensiva, la crisi climatica, l’urbanizzazione e i cambiamenti nella copertura forestale. L’imputato numero uno sono pesticidi e fertilizzanti per l’impatto sulle catene trofiche
In 40 anni sono spariti 600 mln di esemplari, 1/6 dell’avifauna europea
(Rinnovabili.it) – Pesticidi e fertilizzanti. Usati in quantità sempre maggiori dall’agricoltura intensiva. Con danno gravissimo per le catene trofiche. Sono questi i principali responsabili della scomparsa degli uccelli in Europa. Un’ecatombe silenziosa che in 40 anni ha ridotto l’avifauna nostrana di 1/6: 600 milioni di esemplari in meno.
Finora se ne conoscevano i contorni ma non le cause. Uno studio pionieristico pubblicato su PNAS è riuscito ad assegnare un peso specifico ai 4 maggiori sospettati: oltre alle pratiche agricole, sono stati testati la crisi climatica, l’urbanizzazione e i cambiamenti nella copertura forestale. Il modo in cui lavoriamo la terra è di gran lunga quello con più impatto.
“L’intensificazione dell’agricoltura, in particolare l’uso di pesticidi e fertilizzanti, è il fattore di pressione principale per la maggior parte dei cali nelle popolazioni di uccelli, soprattutto per quelle che si nutrono degli invertebrati. Le risposte ai cambiamenti della copertura forestale, dell’urbanizzazione e della temperatura sono più specifiche per ogni specie”, scrivono gli autori.
Capire la scomparsa degli uccelli in Europa
Come sono arrivati a questo risultato? I dati provengono dalle osservazioni condotte da migliaia di scienziati-cittadini dal 1980 al 2017 in 28 paesi europei, analizzati da un gruppo di oltre 50 ricercatori. Tra le specie di volatili, quelle che hanno sofferto di più in questo lasso di tempo sono di gran lunga quelle il cui habitat sono i terreni agricoli. Il loro numero è crollato del 56,8%. Mentre quello degli uccelli che vivono in ambiente urbano è calato del 27,8% e la flessione delle specie boschive si ferma al 17,7%.
La ragione, spiega lo studio, è l’impatto di pesticidi e fertilizzanti sugli invertebrati. Per favorire l’agricoltura si tende a eliminarli, ma in questo modo si crea uno scompenso nella catena alimentare, riducendo la disponibilità di risorse alimentari per l’avifauna che si ciba di questi animali. “Gli invertebrati rappresentano una parte importante della dieta di molti uccelli almeno in alcune fasi dello sviluppo. Sono particolarmente cruciali durante il periodo riproduttivo per 143 specie tra le 170 studiate”, si legge nello studio.
Dopo l’agricoltura intensiva, la seconda maggior causa della scomparsa degli uccelli in Europa è l’urbanizzazione, mentre per terza si piazza la crisi climatica, con l’aumento delle temperature che colpisce soprattutto le specie che preferiscono i climi freddi (in declino di quasi il 40%).