L’impegno di 50 paesi a proteggere il 30% delle terre e degli oceani entro il 2030, assunto ieri nella capitale francese, sarà la base negoziale per il prossimo summit Onu in Cina
Macron lancia la volata alla COP15 di Kunming con l’One Planet Summit
(Rinnovabili.it) – Proteggere 1/3 delle terre e degli oceani entro il 2030. E’ l’impegno che si sono assunti 50 paesi, riuniti nella High Ambition Coalition for Nature and People, in occasione dell’One Planet Summit di Parigi. Il meeting internazionale che si è svolto ieri nella capitale francese quest’anno è stato dedicato interamente alla biodiversità.
Il One Planet Summit è una sorta di mini-COP, un appuntamento intermedio prima dei grandi incontri internazionali dove si limano le intese e si cerca di portare avanti il lavoro della diplomazia. L’edizione di quest’anno non fa eccezione. L’accordo sulla tutela della biodiversità, infatti, dovrebbe diventare la base negoziale di partenza per un ‘accordo di Parigi sulla natura’. Un trattato che sarà al centro delle discussioni alla prossima COP15 di Kunming, in Cina.
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L’annuncio però lascia inalterate alcune zone d’ombra. In teoria il processo guidato dall’Onu per la tutela della biodiversità tocca tre punti: conservazione, uso sostenibile della natura, condivisione dei benefici derivanti da risorse con ampi pool genetici. In pratica invece la spinta dei paesi più ricchi è solo sulla conservazione e non c’è armonia fra questi 3 pilastri. Il risultato è che la tutela interpretata come mera protezione dell’esistente si scontra con le esigenze delle comunità locali. Esito analogo anche sul versante della finanza climatica: spesso gli impegni dei paesi più ricchi non coincidono con le necessità di quelli riceventi e si focalizzano solo sul taglio delle emissioni in ambito generazione di energia.
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Proprio questo tema era al centro dell’agenda dell’One Planet Summit. E Francia e Gran Bretagna, rispettivamente organizzatore dell’appuntamento e paese ospitante della COP26 di Glasgow, hanno guidato la mobilitazione.
Il presidente francese Emmanuel Macron si è impegnato a destinare il 30% dei finanziamenti statali per il clima entro il 2030 a “soluzioni basate sulla natura”. Il primo ministro britannico Boris Johnson ha impegnato 3 miliardi di sterline del fondo per il clima, fino al 2025, verranno spesi per sostenere la biodiversità. Ciò includerà la conservazione marina, la lotta al commercio illegale di legname e la deforestazione, e la conservazione di habitat come le mangrovie che proteggono le comunità dagli impatti climatici.
Cifre ben lontane da quanto necessario per una vera inversione di rotta. Secondo uno studio pubblicato lo scorso autunno e condotto da The Nature Conservancy, dal Paulson Institute e dal Cornell Atkinson Center for Sustainability, per frenare la distruzione del mondo vegetale e animale e supportare una ripresa solida degli ecosistemi naturali, sarebbe necessario mobilitare tra i 600 e gli 800 miliardi di dollari l’anno.