Uno studio pubblicato su PLOS ONE rianalizza le circa 15mila specie minacciate inserite nella Red List dello IUCN per la parte relativa all’Europa e calcola che il 19% sia da considerare a rischio estinzione. Per estrapolazione, gli autori derivano una stima di 2 milioni di specie sull’orlo dell’estinzione a livello globale. Il doppio delle stime Ipbes del 2019
Le stime sul declino della biodiversità risentono dei dati mancanti sugli insetti
(Rinnovabili.it) – Due milioni di esseri viventi tra piante e animali. Il doppio di quanto stimato finora. È il numero di specie a rischio estinzione a livello globale a cui arriva uno studio pubblicato su PLOS ONE. Che moltiplica per due la stima considerata fino a oggi più attendibile, quella prodotta nel 2019 dall’Ipbes, Intergovernmental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services delle Nazioni Unite.
Come mai tanta discrepanza tra le due valutazioni? Il motivo è l’incertezza che regna nella comunità scientifica circa gli insetti. Sono il 90% degli invertebrati, comprendono moltissime specie, e man mano che migliorano le stime su questa classe di animali i dati sulle specie a rischio estinzione diventano più precise. Anche la stima proposta dagli autori dello studio, però, è costruita sulla base di un’estrapolazione.
Il punto di partenza, infatti, è l’analisi delle specie a rischio estinzione in Europa. I ricercatori, guidati dal Musée National d’Histoire Naturelle del Lussemburgo, hanno scandagliato le 14.669 specie europee inserite nella lista rossa delle specie minacciate redatta dall’IUCN, la principale organizzazione conservazionista mondiale. La lista include il 10% della biodiversità del vecchio continente. La nuova analisi stabilisce che il 19% di queste specie è da considerare a rischio estinzione, un valore più alto di quanto considerato finora proprio per l’aumento delle conoscenze circa gli invertebrati. Nello specifico, sono minacciate di estinzione il 27% delle piante, il 24% degli invertebrati e il 18% dei vertebrati.
E si tratta di stime che incorporano ancora molta incertezza. “Per un quarto delle specie di invertebrati, le prove disponibili non sono sufficienti per determinarne lo stato di conservazione”, sottolinea lo studio, un gap che riguarda ben il 57% delle api europee. “La metà di tutte le specie non dispone di dati sull’andamento della popolazione, che è un requisito fondamentale per valutare il rischio di estinzione delle specie. Ciò significa anche che per molte specie le valutazioni della Red List si basano su informazioni sulle tendenze dell’habitat o su altri indicatori”.