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Giornata mondiale della biodiversità 2021: “Siamo parte della soluzione”

Legambiente: “E' un decennio cruciale per fermare la perdita di biodiversità e invertire la rotta. Bisogna farlo incrementando il numero di aree protette terrestri e marine entro il 2030"

Giornata mondiale della biodiversità 2021
Credits: Legambiente

(Rinnovabili.it) – Il 22 maggio si celebra la Giornata mondiale della biodiversità (International Day for Biological Diversity), evento istituito dalle Nazioni Unite per aumentare la consapevolezza sulla diversità biologica terrestre e la sua progressiva perdita. Il leitmotiv scelto per l’edizione 2021 è “Siamo parte della soluzione”, slogan volutamente connesso al tema 2020 “Le nostre soluzioni sono nella natura”. Le risorse della diversità biologica sono i pilastri su cui ancora oggi costruiamo le civiltà. E quando essa si riduce, a pagarne le conseguenze è anche la sopravvivenza umana. Nonostante tutti i progressi tecnologici, siamo completamente dipendenti dagli ecosistemi e dalla loro salubrità. E’ quindi impossibile pensare di metter fine alla riduzione delle specie animali e vegetali, senza riesaminare completamente il rapporto tra comunità globale e natura

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“Esistono soluzioni per proteggere la diversità genetica del nostro pianeta a terra e in mare”, ma “tutti hanno una parte da svolgere”, spiega il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres. “Le scelte di stile di vita sostenibili sono la chiave. E tutti devono poter esser in grado di compiere questa scelta. Ciò significa migliori politiche che promuovano il governo, le imprese e la responsabilità individuale. Dobbiamo tutti far parte di un movimento per il cambiamento. Quest’anno, i governi si incontreranno a Kunming, in Cina, per concordare un nuovo ambizioso quadro globale per la biodiversità. Sosteniamo la loro missione difendendo la natura. In questa Giornata mondiale della biodiversità 2021, rendiamoci tutti parte della soluzione”.

La Giornata mondiale della biodiversità 2021 in Italia

In occasione della celebrazione globale, Legambiente ha pubblicato il rapporto ‘Biodiversità a rischio 2021’, documento che fa il punto sullo stato di salute nazionale, i principali fattori di rischio e le strategie di contrasto. In Italia a preoccupare è soprattutto la flora appenninica. In questo prezioso hot spot vi sono oggi diverse le specie a rischio, come la Cypripedium calceolus (Scarpetta di Venere), Adonis distorta, Androsace mathildae, Iris marsica.A minacciarle, i cambiamenti climatici, gli incendi, il pascolo incontrollato, l’evoluzione spontanea della vegetazione e i localizzati sovraffollamenti turistici. Non migliora scendendo di quota. Pesca e clima si stanno facendo sentire anche sulla biodiversità del Mar Mediterraneo. In particolare nel Mar Adriatico, il 90% degli stock ittici risulta in sofferenza per il sovrasfruttamento.

Tra le altre specie in pericolo ci sono anche gli uccelli nidificanti, come il Voltolino, il Falco pescatore o il Cormorano atlantico, minacciati principalmente dal cambiamento dei sistemi naturali, dall’inquinamento, dall’agricoltura e dai cambiamenti climatici.

“Ad oggi – spiega Antonio Nicoletti responsabile nazionale aree protette e biodiversità di Legambiente – nessuno degli Aichi biodiversity Targets della COP 10 del 2010 è stato pienamente raggiunto, ciò ha indotto la Convenzione sulla biodiversità a correre ai ripari attraverso la predi­sposizione di un nuovo quadro globale (Global Biodiversity Framework, GBF) al fine di sviluppare una strategia post-2020 ambiziosa e giuridicamente valida che arrestasse entro il 2030 il tasso di perdita di biodiversità. Purtroppo nel nostro Paese continuiamo a sottovalutare il valore della natura e lo facciamo anche davanti al triste lascito della pandemia”.

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“Per questo auspichiamo – continua Nicoletti – che in questo decennio cruciale da parte dell’Italia, raggiungere l’obiettivo del 30% di territorio e di mare protetti entro il 2030 non è un obiettivo impossibile; serve la stessa azione politica che ha permesso in passato di immaginare un sistema nazionale di aree protette e subito dopo costruire le condizioni politiche e normative per realizzarlo. Tutto questo è già accaduto nel nostro Paese, grazie alla legge 394/91 di cui quest’anno celebriamo il trentennale, e può essere ripetuto il ‘miracolo’ che ha permesso in un tempo relativamente breve la nascita di un sistema di aree protette, nazionali e regionali terrestri e marine”.