Un team di ricercatori guidati dall’università di Goteborg ha ricostruito la scomparsa delle specie di uccelli per cause antropiche negli ultimi 120.000 anni usando metodi statistici e la Nuova Zelanda come parametro di riferimento. L’isola è l’unica per la quale si ritiene di avere una conoscenza completa e accurata di tutte le specie estinte
La stima è il doppio di quella considerata finora più attendibile
(Rinnovabili.it) – Il 12% di tutte le specie di uccelli conosciute è andata incontro all’estinzione a causa dell’uomo dal tardo Pleistocene a oggi, cioè negli ultimi 120.000 anni. Il periodo in cui l’homo sapiens è lentamente migrato in tutti i continenti, incidendo sugli ecosistemi locali. Una percentuale doppia rispetto a quella stimata fino ad ora.
A rifare i conti è uno studio guidato dall’università di Goteborg, in Svezia, e pubblicato ieri su Nature Communications. Per ricostruire il numero di estinzioni a causa dell’uomo ci possiamo basare su dati diretti dal 1500 in poi, mentre prima di quella data ci dobbiamo affidare alle tracce fossili. Che però ci restituiscono un quadro lacunoso. Per riempire i buchi, gli autori dello studio hanno utilizzato un metodo statistico per quantificare il numero di probabili “estinzioni sconosciute”: quelle avvenute in passato, di cui noi però oggi non conserviamo traccia.
L’estinzione a causa dell’uomo è maggiore nelle isole
L’impatto antropico maggiore è avvenuto nelle piccole isole. L’arrivo dell’uomo in luoghi come le Hawaii, le Azzorre o le Tonga ha portato deforestazione, sovrasfruttamento delle risorse animali e spesso anche l’introduzione di specie aliene invasive. Con effetti devastanti sulla fauna locale, in particolare gli uccelli.
Due eventi di estinzioni rapide e di massa sono emersi dallo studio su Nature Communications. Il più recente risale a poco prima del periodo per il quale abbiamo conoscenze dirette. Siamo nel 14° secolo e l’arrivo dell’uomo nelle isole più remote del Pacifico orientale, come le Hawaii e le isole Cook, avrebbe spazzato via qualcosa come 570 specie di uccelli. Una scomparsa che viaggia a ritmi 100 volte superiori a quelli del tasso di estinzione per cause naturali. L’altro grande evento di estinzione risale al 9° secolo avanti Cristo e sarebbe avvenuto nel Pacifico occidentale, in isole come le Fiji e le Marianne, ma anche in altri contesti come le Canarie.
Questi eventi hanno delle implicazioni importanti per la crisi globale della biodiversità in corso oggi, sostiene l’articolo. “Il mondo potrebbe non solo aver perso molti uccelli affascinanti, ma anche i loro vari ruoli ecologici, che probabilmente includevano funzioni chiave come la dispersione dei semi e l’impollinazione”, spiega Søren Faurby, coautore della ricerca. “Ciò avrà avuto effetti dannosi a cascata sugli ecosistemi quindi, oltre all’estinzione degli uccelli, avremo perso molte piante e animali che dipendevano da queste specie per la sopravvivenza”.