Una ricerca durata 5 anni condotta da Botanic Gardens Conservation International ha mappato quasi 60mila specie di piante in tutto il mondo. Quelle in zona rossa sono 17mila, ma in un caso su 5 i dati non bastano per classificarle come al sicuro
Il quadro allarmante della biodiversità nel rapporto State of World’s Trees
(Rinnovabili.it) – Cinque anni di studio sul campo, 58.497 specie di piante censite, un quadro finale estremamente allarmante. Lo State of World’s Trees, un rapporto curato da Botanic Gardens Conservation International, disegna i contorni di un’emergenza globale che richiede azione immediata. Quasi un terzo delle specie di alberi esistenti è a rischio estinzione. In tutto sono 17.510, praticamente il doppio delle specie a rischio mammiferi uccelli profili e rettili messi insieme. Una caporetto della biodiversità.
Ma il bilancio potrebbe anche essere più pesante. Gli autori del rapporto spiegano che Un’ulteriore 7,1% di piante potrebbe essere a rischio, mentre in un caso su 5 i dati raccolti non sono sufficienti per decidere lo status di conservazione. Soltanto il 41,5% delle specie vegetali censite risulta al sicuro.
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Da dove arriva la minaccia? Lo studio è molto documentato e ha il pregio di fare chiarezza sui fattori che incidono di più sul cattivo stato di conservazione del patrimonio vegetale del pianeta e sulla sua biodiversità. Il danno principale arriva dall’agricoltura che sottrae terreno per piantare spesso monocolture. Il secondo fattore in ordine di importanza è la deforestazione, seguita dall‘allevamento. Il cambiamento climatico è solo al nono posto nella lista.
La perdita di biodiversità è distribuita su tutti i continenti ma son proprio alcuni dei serbatoi più importanti a trovarsi in condizioni di degrado più preoccupanti. Su tutti il Brasile: delle 8.847 specie di piante censite, quelle a rischio sono 1.788, il 20%. Peggio, in proporzione, fanno solo Indonesia e Malesia (dove però le specie presenti sono quasi la metà di quelle del paese latinoamericano), rispettivamente con il 23 e il 24% delle specie minacciate. Le isole tropicali, poi, pagano un prezzo sproporzionatamente alto.
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Il timore che emerge dallo studio è che l’estinzione di alcune specie chiave possa innescare un processo a catena capace di far collassare interi ecosistemi. Il problema è che non è sempre facile individuare quali conseguenze derivano dalla perdita di una specie. Anzi, le previsioni in sistemi così complessi e non lineari è pressoché impossibile.
Che fare, quindi? Le soluzioni urgenti proposte da Botanic Gardens Conservation International spaziano dall’espandere le aree protette in modo da salvaguardare il maggior numero di specie possibili, al conservare le specie più a rischio in giardini botanici o nelle banche del seme, e garantire più fondi per le attività globali di conservazione.