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Il boom di aree naturali protette non salvaguarda la biodiversità

In 10 anni i paesi hanno esteso la tutela a un’area grande quanto la Russia. Ma quantità non significa qualità. L’ultimo rapporto dell’Unep spiega quali sono i problemi ancora irrisolti e dove gli sforzi vanno ricalibrati. In vista della Cop15 sulla biodiversità del prossimo ottobre

Aree naturali protette: luci e ombre della tutela globale della biodiversità
Foto di Xuân Tuấn Anh Đặng da Pixabay

Dal 2010 le aree naturali protette sono aumentate del 42%

(Rinnovabili.it) – Nell’ultimo decennio le aree naturali protette sono cresciute in modo vertiginoso. Ma quantità non è automaticamente sinonimo di qualità, avverte l’ultimo rapporto dell’Unep in vista della Cop15 sulla biodiversità di Kunming che si terrà l’ottobre prossimo. L’agenzia per la protezione ambientale delle Nazioni Unite fa il punto sull’impegno globale per la tutela della diversità biologica nel dossier Protected Planet Report 2020.

Una buona notizia c’è e va sottolineata: abbiamo centrato il target di Aichi numero 11, o almeno una parte. L’obiettivo riguarda, appunto, la superficie di terre e di acque che vengono dichiarate aree naturali protette. Sul piano della quantità l’Unep promuove tutti: a livello globale siamo arrivati al 17% di superficie terrestre e di acque dolci sotto tutela, mentre gli spazi marini protetti sono l’8% del totale. Numeri in linea con gli obiettivi.

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Ma nonostante i progressi significativi, non possiamo dire che aver centrato appieno l’obiettivo. Non basta estendere nominalmente le tutele. Il rapporto spiega che gli sforzi fatti negli ultimi dieci anni hanno fatto impennare le aree naturali protette del 42%, ma sono stati diretti male. Tre i problemi principali. Un terzo delle aree chiave per la biodiversità non ha alcuna copertura, le aree protette sono collegate poco e male tra di loro, e anche la qualità del lavoro di conservazione che viene svolto è discutibile.

“I dati sull’efficacia della governance e della gestione nelle aree protette rimangono insufficienti. Ciò include i dati sul fatto che siano governati in modo equo; un fattore di particolare importanza per le persone che vivono in e intorno ad aree protette e conservate, comprese le donne e altri gruppi marginalizzati”, si legge nel rapporto. Che evidenzia quanto sia diffusa la mancanza di dati affidabili. “Le valutazioni dell’efficacia della gestione sono state condotte solo nel 18,29% della superficie coperta da aree protette ed è probabile che molte non soddisfino gli standard per la piena efficacia”.

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