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Animali in pericolo: Rischiamo di distruggere milioni di anni di storia evolutiva

Una ricerca pubblicata su Nature Communications indica come il pianeta stia per perdere per sempre anni di storia evolutiva. Le specie più a rischio sono quelle più rare e ancora poco conosciute

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By Christian Mehlführer, User:ChmehlOwn work, CC BY 2.5, Link

Le azioni umane stanno distruggendo a una velocità allarmante la storia evolutiva del pianeta 

(Rinnovabili.it) – Nonostante gli esseri umani rappresentino solo lo 0,01% della biodiversità globale, l’impronta antropica un impatto devastante sul pianeta. Forse solo oggi iniziamo a renderci conto di quanto l’Antropocene stia alterando equilibri millenari con conseguenze non solo sugli ecosistemi, ma sulla nostra stessa società. Sir Robert Watson, uno dei maggiori esperti di tematiche ambientali, aveva fatto notare nel 2019 che “la continua perdita di biodiversità minerà la nostra capacità di riduzione della povertà, la sicurezza alimentare e idrica, la salute umana”. I mutamenti nell’uso della terra e del mare, lo sfruttamento degli esseri viventi, l’inquinamento e i cambiamenti climatici sono state le costanti degli ultimi 50 anni e hanno profondamente alterato gli ecosistemi (dati del rapporto 2019 di IPBES). 

Ora una nuova ricerca guidata da Rikki Gumbs, scienziato del Department of Life Sciences all’Imperial College di Londra e alla The Zoological Society of London, ha messo in luce la quantità di storia evolutiva minacciata utilizzando i dati sul rischio di estinzione per oltre 25.000 specie. Gli studiosi hanno così scoperto, grazie a un modello che mette in relazione le specie viventi ed estinte, che almeno 50 miliardi di anni cumulati di patrimonio evolutivo sono seriamente compromessi da azioni umane.

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Per esplorare la misura in cui l’estinzione minaccia di erodere l’albero evolutivo della vita, il team ha stimato la quantità di diversità filogenetica (DF) persa se tutte le specie attualmente minacciate (vulnerabili, in pericolo o in pericolo critico) si estinguessero. “Se scomparissero tutti i coccodrilli attualmente minacciati (11 specie con dati filogenetici), perderemmo 193 milioni di anni (~ 37% del diversità filogenetica dei coccodrilli)”. Il calcolo somma gli anni impiegati da ogni ramificazione delle linee di discendenza. “La perdita di tutte le tartarughe minacciate (134 specie) porterebbe a una perdita di 3,4 miliardi di anni cumulativi (~ 41% del DF delle tartarughe). La perdita di tutti i 1151 lepidosauri minacciati con dati filogenetici comporterebbe la perdita di circa 9,5 miliardi di anni in totale”. 

Per mettere in prospettiva questi numeri – spiega Gumbs – per i soli rettili potremmo perdere circa 13 miliardi di anni di storia evolutiva, all’incirca lo stesso numero di anni trascorsi dall’inizio dell’intero Universo”.

Senza azioni di conservazione affronteremo “la perdita di miliardi di anni di storia evolutiva unica di anfibi e rettili in tutto il mondo”. Per Gumbs “non è troppo tardi”. È ancora possibile concentrare “gli sforzi di conservazione attuali e futuri […] su regioni, lignaggi e specie che comprendono quantità sproporzionate di Diversità Filogenetica insostituibile e in pericolo” e identificare le aree dove queste specie stanno cercando di sopravvivere”. La speranza del gruppo di ricerca è quella di riuscire a influenzare “le azioni di conservazione per proteggere questi esseri viventi e ripristinare i loro habitat”.

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